L'antica tradizione dei viandanti rivive a Villa del Conte
Il piccolo museo della Chiesa di San Massimo racconta del cammino di fede, laddove una volta c'erano solo paludi impenetrabili

VILLA DEL CONTE (PADOVA). Un piccolo sacello circondato dai campi, millenario luogo di culto e riparo per i pellegrini che dalla Germania scendono lungo la Val Brenta diretti a Roma. Il Museo della Chiesa di San Massimo a Borghetto, poco distante da Villa del Conte nel Padovano, assieme ai reperti ha conservato l’antica tradizione di accogliere i viandanti. Da quelle parti li riconoscono da lontano, muniti di bastone, borraccia e conchiglia.
E ancora oggi, quando si vedono viaggiatori a piedi, scatta il “segnale” ed è tutto un fermento. Gli abitanti si danno da fare, chi offre l’acqua, chi allerta i custodi della pieve per accogliere i pellegrini.

«Il merito della riscoperta di questa via di pellegrinaggio che confluisce nella Postumia è dello studioso tedesco Ferdinand Treml, fu lui negli anni Novanta a riaprire l’antico tracciato citandolo nelle sue guide» racconta Pino Serato, vicepresidente del Comitato di tutela della chiesa campestre. Una sessantina di viandanti fa tappa ogni anno a Borghetto, respira la storia della sua chiesetta e ristora lo spirito.

Una volta varcata la soglia ecco i segni tangibili dei viaggiatori del passato. Una pietra incastonata nel muro, incisa con una palma da qualcuno che arrivò dall’Oriente, un mattone che raffigura il simbolo dell’uomo nelle sue tre dimensioni, alludendo al cammino seguendo i punti cardinali, e ancora un’acquasantiera, segnata dalle affilature di coltello fatte da chi era di passaggio.
«Ogni visitatore lascia un ricordo» conclude Serato. Si dice che un giorno d’estate qualcuno sentendo le campane cantò l’Angelus e anche la natura si mise ad ascoltare.

La Chiesa di San Massimo offre una passeggiata alle origini della fede. In principio un tempio pagano, frequentato per chiedere alle divinità di tenere a bada spiriti e animali feroci. «Vicino a dove oggi sorge la Chiesa di Massimo un tempo c’era una palude impenetrabile» racconta Cristian Baccin, presidente del Comitato tutela e Salvaguardia San Massimo «e la ragione per cui venne eretto proprio qui un sito di preghiera è legata alle peculiarità del posto: una motta sopraelevata rispetto agli acquitrini. In epoca romana verrà inglobata nella centuriazione e considerata un punto strategico equidistante da Asolo, Padova, Vicenza e Treviso».

Poi la Chiesetta-museo di San Massimo a Borghetto diventò un simbolo del culto cristiano, con l’avvento dei Longobardi e nel IV secolo l’intitolazione a San Massimo di Civitanova d’Istria raffigurato al centro di una grande pala. Una nicchia nel muro allude ai simboli della fertilità e fa pensare alla presenza di una reliquia.
L’allestimento nell’oratorio restituisce altri pezzi di storia. Il primo altare in pietra della chiesa, un’urna cineraria pagana, alle pareti l’affresco con il Cristo Benedicente con gli evangelisti Marco e Giovanni e lo stemma del cardinale Alessandro Furietti, del quale resta una via Crucis in acquaforte che fa il paio con un’opera affine esposta a Bergamo. Tra i pezzi più preziosi: una lastra decorata con l’agnello e la croce, e la commovente figura di un orante, incisa nella pietra calcarea.

Una storia dimenticata, tornata alla luce grazie agli scavi archeologici avviati negli anni Settanta. Non è meno entusiasmante la storia più recente. La chiesetta diventò lazzaretto al tempo della grande peste e si votò a San Rocco.
Museo della Chiesa di San Massimo
Via Vicinale Borghetto località Borghetto di Villa del Conte (Pd)
Aperto su prenotazione al numero 333 6348321
Disponibili guide e laboratori
Ingresso libero (con possibilità di un’offerta volontaria)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
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