L’appello di Anna: «Aiutatemi a ritrovare i miei sei fratelli adottati»

Genitori poverissimi, sette figli dati a famiglie in grado di crescerli fra il 1973 e il 1976. Due sono finiti a Rubano.

Anna Gustetti dal Lido di Venezia, dove tutto è partito, lancia un appello su Facebook

Silvia Bergamin
L'appello sui social pubblicato da Anna
L'appello sui social pubblicato da Anna

Era una famiglia di sette fratelli, vivevano in condizioni di povertà estrema, mamma e papà non riuscivano a prendersi cura di loro. E furono adottati. Ora, dopo quasi mezzo secolo, una sorella ha sentito il bisogno di rivedere negli occhi quelli che ricorda come bambini: cerca di ritrovarli, vederli, conoscerli, capire quali sono state le loro storie. Come spesso capita, è la rete a ispirare il bisogno di ricostruire il filo che lega alcune vite.

L’appello su Fabebook 

Anna Gustetti, 59 anni, nata al Lido di Venezia ha lanciato il suo appello sulla pagina Facebook “Ti cerco, appelli di persone che cercano le loro origini e i propri cari”: una storia commovente, già condivisa da oltre 800 persone.

L’ex Ospedale al mare al Lido di Venezia
L’ex Ospedale al mare al Lido di Venezia

Anna venne adottata quando aveva 11 anni e ricorda i nomi e le età di tutti i suoi fratelli: Ernesto, il maggiore, oggi ha 60 anni e nel 1973 trovò una nuova famiglia a Sedico (Belluno); quello stesso anno Alessandro, che oggi ha 54 anni, si trasferì a Roma, mentre Giovanni, 50 anni, trovò dei nuovi genitori a Treviso.

Nel 1976 cambiò il destino dei tre gemelli nati nel 1975: sono Emanuele, Daniele e Oriana, i primi due furono accolti nel Padovano a Rubano, mentre la piccola ebbe il calore di una casa a Caorle, nel Veneziano.

In ogni parte della regione, e pure nella capitale, pezzi di una famiglia che non poteva stare insieme, che non aveva le risorse per sostenersi, che conosceva solo un’esistenza fatta di stenti. «Vivevano per strada, dormivano in mezzo ai cartoni» ricorda Paola Bovo, che è diventata la nuova mamma di Emanuele e Daniele. Ma ora – dopo una vita senza sentirsi e vedersi – quel legame di sangue pretende le sue ragioni.

I gemelli di Rubano

Mamma Paola vive con il marito Giovanni Chiarello a Rubano. Con loro, nella casa di Sarmeola, c’è Daniele, che oggi ha 47 anni e lavora alla Metro. Emanuele, invece, non c’è più: nel 2011 è stato travolto da un’auto mentre si trovava in sella alla sua bici, ha subìto gravi lesioni e dopo due anni si è spento.

Paola ripercorre la storia: «Nel 1975 avevamo fatto richiesta di un bambino, il giudice dopo pochi mesi ci contattò e ci parlò di questi due gemelli nati al Lido di Venezia. Erano venuti alla luce ad ottobre. Poi si dovettero svolgere le elezioni, mancava qualche passaggio legislativo, alla fine – a luglio – vennero a casa. La nostra vita è cambiata, ci siamo presi cura di loro. Avevo tanta energia e mio marito, quando tornava dal lavoro, mi sosteneva».

In paese si ricorda la famiglia che si era formata, la loro presenza alla messa domenicale, i due gemelli. «Che non si assomigliavano per nulla: le informazioni che ci diedero erano che Emanuele era identico alla madre, mentre Daniele aveva i lineamenti del padre».

Il ritorno al Lido

Gli anni scorrono, i due gemellini crescono. Dopo 25 anni con i genitori tornano al Lido, per ritrovare le loro radici, per vedere il luogo in cui erano nati. «Ci accolse un frate» ricorda Paola «che al tempo era infermiere. Si ricordava della loro storia, ci parlò di quel parto con tre gemelli, delle condizioni in cui vivevano».

La domanda di Emanuele

Emanuele era inquieto: «In quegli anni si faceva molte domande. Diceva: perché sono stato abbandonato? Perché la mia mamma e il mio papà biologici non hanno saputo prendersi cura di me? Erano urgenze e rabbie che ha portato dentro per un po’, alla fine ha trovato pace ed equilibrio. Ma questa domanda ce l’aveva dentro: lui voleva cercare, aveva la necessità di capire».

Una famiglia ritrovata

«Mia nipote» conclude Paola «sabato sera mi ha inviato l’appello della sorella dei miei ragazzi. L’ho letto e sono felice di questa ricerca. Ne parleremo, con la giusta delicatezza, a Daniele. Siamo sicuri che vorrà incontrare la sorella». Per chiudere un cerchio, una storia, una ferita. 

Il lutto

Emanuele Chiarello si è spento nel 2013. Aveva 37 anni, era ospite dell’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio a Rubano. Il 16 giugno 2011 era stato travolto da una macchina mentre pedalava in sella alla sua bicicletta: si stava recando a lavorare alla ditta Zilmet di Limena. Erano circa le 7 e mezza del mattino e lui, lasciata la sua abitazione a Bosco di Rubano, si stava dirigendo al lavoro in fabbrica, dove era impiegato come operaio metalmeccanico.

Emanuele morto per le conseguenze di un incidente
Emanuele morto per le conseguenze di un incidente

Era arrivato vicino all’hotel Crowne Plaza, a poche centinaia di metri ormai dalla ditta, quando un padovano di 45 anni, alla guida di una Mercedes classe A, lo aveva tamponato. Emanuele rimase in coma, poi si risvegliò, ma doveva respirare attraverso la tracheotomia ed era alimentato artificialmente. La famiglia si prese cura di lui in ogni modo, con la riabilitazione a Vicenza e anche a Verona. Trascorse gli ultimi mesi all’Opsa di Rubano. Mamma, papà e il gemello Daniele andavano da lui tutti i giorni, a trovarlo e a parargli. Ma non bastò.

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