Le 5 cose che la politica deve fare per rilanciare le Pmi

La ricetta articolata della CGIA, dalle alternative alle banche allo choc fiscale, dagli investimenti in infrastrutture agli incentivi per il lavoro giovanile

VENEZIA. La Cgia di Mestre indica almeno 5 interventi che la politica dovrebbe fare per rilanciare le Pmi, a partire dalla forte riduzione delle tasse e semplificazione del sistema tributario. Con uno choc fiscale che riduca in tre anni la pressione di 5 punti percentuali togliendo l'Irap per le micro e piccole imprese, abolendo lo split payment, il reverse charge nell'edilizia e riducendo progressivamente gli acconti Irpef, Ires, Irap e Inps. E limitare il peso della burocrazia fiscale.

Dal 2011 gli impieghi vivi alle imprese sono scesi del 26%. Bisogna quindi promuovere un intervento concertato con gli altri Stati e presso le istituzioni Ue affinché la Bce eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione per le Pmi.

E attivare strumenti di finanziamento alternativi al credito bancario e consentire alle imprese di compensare i crediti verso la Pa (certi, liquidi ed esigibili) con tutti i debiti fiscali. Rispetto al 2007 (anno pre-crisi) in Italia gli investimenti sono scesi del 20%.

Per consentire anche alle Pmi di crescere e creare lavoro, lo Stato deve tornare ad investire in infrastrutture, aggirando i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles applicando, dopo aver trovato un accordo con gli altri paesi Ue, la regola di bilancio secondo la quale gli investimenti pubblici possono essere scorporati dal computo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità fra gli stati Ue.

È poi indispensabile rilanciare l'istruzione e la formazione in un'ottica di filiera che metta a regime il sistema alternanza scuola/lavoro e apprendistato), sostenendo economicamente gli istituti tecnici e professionali di «frontiera».

Inoltre, vanno resi stabili e non limitati nel tempo gli incentivi per favorire l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Investire nell'impresa 4.0 e nell'uso del digitale che, finora, hanno interessato quasi solo le imprese di media e grande dimensione. Si deve pensare anche alle micro imprese e a quelle artigiane che avviano il percorso di trasformazione digitale con le stesse corsie preferenziali burocratiche e risorse speciali attribuite alle start-up e Pmi tecnologiche.  

LE 5 DOMANDE

1)  Forte riduzione delle tasse e semplificazione del sistema tributario

E’ necessario uno choc fiscale che riduca, in 3 anni, la pressione fiscale di almeno 5 punti percentuali. Come ? Eliminando l’Irap per le micro  e piccole imprese, abolendo lo split payment, il reverse charge nell’edilizia e riducendo progressivamente gli acconti Irpef, Ires, Irap e Inps. Altresì, è importante ridimensionare il peso della burocrazia fiscale che sta penalizzando soprattutto le piccolissime attività.
 
2)  Favorire l’accesso al credito

Dal 2011 ad oggi gli impieghi vivi alle imprese sono diminuiti del 26 per cento. E’ importante  promuovere un intervento concertato con gli altri Stati e presso le istituzioni europee affinché la Bce eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione a favore delle micro e piccole imprese. Inoltre, è necessario attivare strumenti di finanziamento alternativi al credito bancario. Infine, va consentito a tutte le imprese di compensare i crediti verso la Pa (certi, liquidi ed esigibili) con tutti i debiti fiscali.
 
3)  Tornare ad investire

Rispetto al 2007 (anno pre-crisi) in Italia gli investimenti sono crollati di quasi 20 punti percentuali. Per consentire anche alle piccole imprese di crescere e creare lavoro, è necessario che lo Stato centrale torni ad investire in infrastrutture materiali ed immateriali, aggirando i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles. Come ? Applicando, dopo aver trovato un accordo con gli altri paesi dell’Ue, la regola di bilancio (“Golden rule”) secondo la quale gli investimenti pubblici possono essere scorporati dal computo del deficit ai fini del rispetto del patto di stabilità fra gli stati membri dell'Unione europea.
 
4)  Incentivare gli interventi per il lavoro e la formazione

E’ indispensabile rilanciare l’istruzione e  la formazione professionalizzante in un’ottica di filiera che metta a regime il sistema duale (alternanza scuola/lavoro e apprendistato), sostenendo economicamente gli istituti tecnici e professionali di “frontiera”. Inoltre, vanno resi stabili e non limitati nel tempo gli incentivi per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro anche come neo-imprenditori.  
 
5)  Investire nell’impresa 4.0 e nell’utilizzo del digitale

Fino ad ora gli effetti dell’iniziativa impresa 4.0. hanno interessato quasi esclusivamente le imprese di media e grande dimensione. Si deve pensare anche alle micro imprese e a quelle artigiane che intraprendono il percorso di trasformazione digitale con il medesimo interesse comunicativo, le stesse corsie preferenziali burocratiche e le medesime risorse speciali attribuite alle start-up e Pmi tecnologiche.
 

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