Le barriere gonfiabili bocciate
VENEZIA. «Le alternative al Mose c’erano, eccome... Ma non sono mai state considerate». A lanciare l’ennesima denuncia sul monopolio del Consorzio Venezia Nuova è l’architetto Armando Furlanis. La sua famiglia aveva presentato nel 1975 una proposta al governo, rispondendo all’appalto concorso bandito per trovare una soluzione idonea a contrastare le alte maree. Cinque i progetti presentati, tra cui appunto i «salsicciotti» gonfiabili, ideati dal Consorzio Agiltec di Milano, di cui facevano parte la Pirelli, Furlanis, Girola, Lodigiani e Italstrade. Un sistema gonfiabile e rimovibile, dai costi moderati e dalla manutenzione quasi inesistente. Venne dichiarato «inidoneo», insieme agli altri quattro (Cive, Saipem, Cia e Vianini). Il governo, secondo quanto prescriveva la prima Legge speciale del 1973 voleva un’opera che rispondesse ai criteri dei «gradualità, sperimentalità e reversibilità». E qualche anno dopo venne scelto il Mose, proposto dal Consorzio Venezia Nuova. I tre criteri non saranno rispettati, dal momento che le fondazioni in calcestruzzo certo non sono reversibili. E i problemi di manutenzione sono piuttosto importanti. «Come fanno a garantire il Mose cento anni se le paratoie in acqua da pochi mesi sono già state aggredite dalla salsedine?», accusa Fernando De Simone, architetto che ha realizzato in Olanda le dighe con barriera girevole contro l’acqua alta. «Il Mose è perfettamente sicuro e garantito», gli ha risposto l’ingegnere Giovanni Cecconi a nome del Consorzio, «e il progetto di De Simone qui non si poteva realizzare». «Le critiche di De Simone sono giuste», scrive Furlanis, «ha ragione quando dice che i metalli sott’acqua non resistono, basta vedere com’era ridotta la Costa Concordia. Il fatto è che come nel nostro caso, anche il progetto De Simone era una buona alternativa e e non è mai stato preso in cosiderazione».
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