L’esodo dei manager che fa tremare Zaia: il governatore cerca un nuovo Richelieu

VENEZIA. Smaltita la scorpacciata elettorale, a ingolosire i media è il varo della nuova giunta del Veneto con dieci assessorati in ballo e un nugolo di leghisti aspiranti a un posto al sole. Illusioni ottiche. La Regione, prima che un palcoscenico politico, è un ente costitutivo e legiferante della Repubblica dotato di 15 miliardi di budget che occupa 54 mila persone, detiene competenze nevralgiche - dalla sanità alla protezione civile, dall’istruzione professionale alle infrastrutture viarie - ed eroga servizi all’intero territorio.
Chi sovrintende a questa macchina amministrativa complessa? Professionisti sconosciuti ai più, eppure decisivi. Una tecnostruttura, sì, che - ironia del destino - si avvia all’esaurimento del ciclo generazionale in coincidenza con il trionfo alle urne di Luca Zaia, chiamato perciò ad un’operazione di selezione e rimodulazione del management ben più impegnativa rispetto alle caselle citate.
Il versante più delicato riguarda l’imminente congedo dell’avvocato trevigiano Mario Caramel: 62 anni, dirigente aziendale di lungo corso, è sbarcato a Venezia nel 2010 e da cinque anni riveste l’incarico di segretario della Giunta; andrà in quiescenza a fine ottobre e la circostanza apre una voragine a Palazzo Balbi: «La sua competenza è una garanzia in fase di deliberazione, ha un rapporto fiduciario con il governatore che gli riconosce un ruolo importante nelle definizione dei provvedimenti più delicati», riferisce lo staff. Un po’ legale un po’ Richelieu, il pensionando ha espresso disponibilità a collaborare Gratis et amore Dei alla fase di transizione, purché il successore sia in sintonia con la sua concezione dell’impegno amministrativo.
Il riferimento corre a Maurizio Gasparin, altra figura di spicco dell’entourage proveniente dalla Marca; sessantunenne, laureato in Scienze politiche, dirige l’Area Programmazione e sviluppo strategico e rappresenta la longa manus di Zaia nella cruciale partita dell’autonomia, prima in qualità di regista dell’operazione referendaria e ora come trait d'union tra la delegazione trattante dei giuristi e i tavoli ministeriali romani.
Vecchia volpe di scuola democristiana, caduto in disgrazia nella stagione galaniana, è tornato progressivamente in auge - tra i suoi “colpi” l’acquisto e il rilancio di Villa Contarini a Piazzola sul Brenta grazie a un fondo statale - e ora gode di ampio credito nella stanza dei bottoni. Esclusa sul nascere la candidatura di Elisabetta Pellegrini (l’ingegnere a capo della Struttura di progetto della superstrada Pedemontana) potrebbe essere lui il nuovo consigliere del Principe.
Non basta. In breve tempo il governatore più popolare d’Italia si è ritrovato privo di due collaboratori tra i più fidati: l’apprezzato capo dell’Avvocatura civica Ezio Zanon e, soprattutto, la “guardia del corpo” Fabio Gazzabin, infaticabile cireneo che per un quarto di secolo - dalla Provincia di Treviso al ministero dell’Agricoltura - l’ha accompagnato con efficienza e dedizione non comuni.
Se a ciò si aggiungono gli ulteriori dirigenti sul piede di partenza - Claudio De Donatis (vice di Gasparin), Diego Vecchiato (Turismo e rapporti internazionali), Tiziano Bembo (già presidente di Cav), Maria Teresa De Gregorio (Cultura e sport) - la criticità del momento balza agli occhi, acuita dall’addio di Domenico Mantoan, timoniere della sanità per un decennio chiamato dal ministro alla direzione di Agenas, preludio al ricambio generale ai vertici delle Ulss.
Morale (provvisoria) della favola? Luca Zaia è orientato a trattenere in laguna almeno Carlo Parmeggiani - l’onnipresente portavoce responsabile della comunicazione in scadenza di contratto - e a promuovere le risorse interne, salvo ricorrere a un casting per tappare le falle più critiche. Tant’è: lo stipendio annuale dei top viaggia sui 160 mila euro e i curricula, si apprende, arrivano già copiosi. —
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