Lezioni di Storia a Padova: Muzzarelli racconta Matilde di Canossa, donna di potere e tessitrice di pace tra Papato e Impero

Maria Giuseppina Muzzarelli apre domenica 26 febbraio al Teatro Verdi di Padova il quinto ciclo padovano degli incontri curati da Laterza. Tema di quest’anno “La guerra dei sessi”
Nicolò Menniti-ippolito
Maria Giuseppina Muzzarelli tiene la prima Lezione di Storia del nuovo ciclo padovano intitolato "La guerra dei sessi"
Maria Giuseppina Muzzarelli tiene la prima Lezione di Storia del nuovo ciclo padovano intitolato "La guerra dei sessi"

Sicuramente è l’unica donna presente nell’indice dei nomi di qualsiasi manuale scolastico dedicato al Medioevo. Nei sussidiari di un tempo non mancava il suo ritratto assieme all’Imperatore Enrico IV e a Papa Gregorio VII. “Andare a Canossa” è diventato un modo di dire. Insomma Matilde di Canossa è una figura mitica, oltre che storica, e a raccontarla nella prima delle Lezioni di Storia di quest’anno, domenica 26 gennaio al Teatro Verdi di Padova, sarà una grande medievista come Maria Giuseppina Muzzarelli.

Professoressa Muzzarelli, il ciclo di lezioni di quest’anno si intitola “La guerra dei sessi”. Come si inserisce Matilde di Canossa?

«Il ciclo indaga le relazioni fra uomini e donne sia in ambiti tradizionali come il potere, il protagonismo storico, che in altri ambiti. Ho scelto Matilde di Canossa per mettere in luce come anche in un’epoca che impropriamente chiamiamo buia esistessero figure capaci di andare in direzione contraria rispetto alla marginalità generalmente subita dalle donne nel Medioevo. Il suo arrivo al vertice del potere è una possibilità che diventa realtà».

Non senza contrasti, però.

«Non poteva avvenire se non superando una resistenza, una “guerra” che lei ha patito in forma di maldicenze e accuse infondate. Matilde ha combattuto le vedute ristrette del suo tempo e in qualche modo anche quelle del nostro tempo, che immagina il Medioevo come un’epoca solo di marginalità delle donne. Non è stato così. Negli stessi anni in cui vive Matilde troviamo figure come Eloisa o Ildegarda di Bingen. In questo Medioevo della marginalità e della discriminazione della donna, ci sono fari di luce che ci riportano a un concetto a me caro che è quello di “compossibile”: della possibilità cioè che in una stessa epoca convivano caratteristiche molto diverse. Esistevano l’oppressione della donna e anche la possibilità di affermarsi e di arrivare a essere, come Matilde, un “quasi re”, anzi una domina in vice regis, e non per matrimonio, ma per casato e capacità».

Un particolare del ritratto di Matilde di Canossa del Parmigianino conservato nel Museo Diocesano di Mantova
Un particolare del ritratto di Matilde di Canossa del Parmigianino conservato nel Museo Diocesano di Mantova

Oltre che in guerra contro i pregiudizi è stata una combattente sotto altri profili?

«Era una donna molto combattiva, forte, andava a cavallo a visitare i suoi estesi domini, ha personalmente guidato lo scontro con l’Imperatore, ha partecipato alla difesa di Mantova, centrale per i suoi domini, senza dimenticare le guerre contro le prime forme comunali che andavano affermandosi. E questo anche se era una donna sola, perché i fratelli erano stati uccisi e lei aveva abbandonato il suo primo marito tornando dalla madre: una scelta anticonvenzionale per l’epoca».

Una donna di guerra anche metaforicamente, dunque?

«Matilde è stata in guerra anche col suo stesso corpo, perché non è riuscita a dare continuità alla sua stirpe. Ebbe una figlia, ma morì presto e a quarant’anni decise di sposarsi una seconda volta, con un ragazzo di sedici anni, nella speranza di un erede. Poi è stata in guerra con la sua stessa volontà: pare volesse entrare in monastero ma rimase nel secolo perché, ultima dei Canossa, non poteva fare altrimenti».

Nella vulgata storica rimane più che come protagonista, come comparsa, come ospite e testimone dello scontro tra Impero e Papato. È stato sminuito il suo ruolo in quanto donna?

«La storiografia più recente e avveduta ha evidenziato la sua grande capacità. Matilde ha mantenuto il controllo di un potentato vastissimo, che comprendeva l’Italia settentrionale e centrale. È lei che incarna tutto il potere dei Canossa. Anche nello scontro tra Papato e Impero, nella lotta per le investiture, ha svolto un ruolo per nulla marginale. Non fu semplicemente l’ospite dell’incontro, ma la mediatrice, ebbe la capacità politica di individuare lo spazio per un accordo che portasse i contendenti fuori da un’impasse gravissima. Come abbiamo ben presente noi, che stiamo vivendo una situazione di guerra, chi riesce a favorire la pace o anche solo una pausa è un grande protagonista della storia».

Per questo ancora oggi si parla di “terre matildiche” per definire le aree geografiche possedute dai Canossa?

«Quello dei Canossa è stato un grande potentato anche prima di Matilde, basti pensare a Tedaldo o alla stessa Beatrice di Lotaringia che era di stirpe imperiale e madre di Matilde. Ma lei è stata l’ultima, il suo regno è stato lungo e l’anomalia di un potere femminile ha finito per trasformarla in un mito, che come tutti i miti è persistente. Tuttavia il mito ha eliminato dalla sua vita alcuni eventi che invece ne accentano la grandezza».

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Le quattro Lezioni di Storia

Tornano da domenica 26 febbraio, alle 11, al Teatro Verdi di Padova, le Lezioni di Storia promosse dal Comune di Padova e dalla Laterza, con il supporto dello Stabile del Veneto e la media partnership del mattino di Padova.

Il ciclo di quest’anno si intitola “La guerra dei sessi” e punta a raccontare in quattro tappe lo scontro tra uomini e donne nel corso dei secoli. Scontro politico in qualche caso, ma anche sociale, culturale, sessuale perché il modello patriarcale ha coperto ambiti diversi e lo ha fatto in modi diversi. Ma se il dominio maschile è stata la norma, le lezioni si concentrano su alcune figure femminili che hanno costituito in qualche modo un controcanto. Ecco allora che si comincia domenica 26 febbraio con “Una donna quasi re: Matilde di Canossa”, lezione tenuta da Maria Giuseppina Muzzarelli, per proseguire poi domenica 12 marzo con lo storico dell’arte Costantino D’Orazio che proporrà “Violenza familiare: Artemisia, Agostino, Orazio”, incontro dedicato ad Artemisia Gentileschi, e domenica 19 marzo con “Amori impensabili: donne che sposano altre donne” ad opera di Fernanda Alfieri. Ultimo appuntamento il 26 marzo con Valeria Palumbo e “Penne come armi: Virginia Woolf e le altre”.

L’ingresso alle Lezioni e gratuito con prenotazione sul sito dello Stabile del Veneto.

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