L’inchiesta sul centro migranti di Gorizia: prosciolto il prefetto di Venezia Zappalorto
Dopo cinque anni il gip di Trieste archivia il procedimento. Il prefetto: «Indagine superficiale, cinque anni da incubo»

Interpress/GF.Tagliapietra Venezia. 24.07.2018.- VITTORIO ZAPPALORTO prefetto di Venezia
VENEZIA. Il Prefetto Vittorio Zappalorto, dopo cinque anni di accuse infamanti, è stato prosciolto dal Gip del Tribunale di Gorizia. Era finito in un tritacarne giudiziario, mentre era Prefetto a Gorizia, in seguito ad un’indagine sulla gestione dei centri per immigranti di quella città.
Fra il 2014 e 2015 Zappalorto si era occupato del caos nei due centri per i migranti, di espulsione e per i richiedenti asilo a Gradisca d'Isonzo. Alla fine aveva interrotto il rapporto con la Coop siciliana che li gestiva, al posto della quale era arrivato un consorzio locale.
L’operazione Zappalorto aveva consentito allo stato di risparmiare 2,5 milioni di euro. La pm goriziana Valentina Bossi, che già indagava da tempo sulla gestione delle strutture, accusa Zappalorto di tutto: da presunti maneggi per la gara della gestione dei centri a sovrafatturazioni intestate alla Prefettura e mancanze nei confronti dei migranti che non ricevevano sigarette, soldi e neppure l’acqua. Addirittura di episodi risalenti a un periodo in cui non era ancora Prefetto a Gorizia. Quindi gli contesta reati pesantissimi: associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, truffa aggravata e falsi.
Per Zappalorto inizia un incubo. Come il caso si è acceso, però, all’improvviso finisce nel dimenticatoio. Ma è il Prefetto con i suoi legali che vuole venirne a capo e dimostrare come il teorema della pm Bossi si basi su delle falsità. E quando la Procura non dà segni di voler terminare l’indagine ecco la mossa dei suoi avvocati: chiede alla Procura generale di Trieste di avocare a sé l’indagine. E così avviene.
Tempo un mese e il sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Trieste Carlo Maria Zampi, chiede al Giudice per le indagini preliminari di Gorizia l'archiviazione del caso, smontando il teorema Bossi. Sottolinea Zampi «Come i vari illeciti iscritti ai funzionari operanti presso la Prefettura di Gorizia siano del tutto privi di fondamento. L’accusa si è limitata a ripercorrere le considerazioni della Guardia di Finanza senza un adeguato vaglio critico» confondendo illeciti amministrativi con reati penali.
Sull’affidamento delle indagini alla Finanza di Tarcento, sottolinea il Pg: «corpo privo di competenza territoriale che ha acquisito migliaia di documenti non inerenti con la dilatazione temporale legata anche alla distanza rispetto ai luoghi di interesse». Hanno compiuto perquisizioni anche in Sicilia. E questo alla ricerca di reati «per i quali è arduo individuare una effettiva connessione processuale con le indagini goriziane». L’inchiesta secondo Zampi si basa dunque sul nulla. Si tratta di «un apodittico e grossolano teorema in base al quale qualunque funzionario della Prefettura di Gorizia avesse avuto una parte nella vicenda diveniva ipso facto un concorrente nei vari reati». Parole e richiesta di archiviazione che ieri il Gip di Trieste Flavia Mangiante ha fatto proprie.
«Sono contento, non potrebbe essere altrimenti. Per la mia vicenda personale, ma anche per la mia amministrazione. Sono stato prosciolto io, ma anche tutta la Prefettura di Gorizia. Funzionari e dipendenti accusati di reati infamanti» commenta Vittorio Zappalorto, felice per la decisione del giudice, anche se ci vorrà del tempo perché dimentichi quanto avvenuto.
Continua: «Devo ringraziare il ministro dell’Interno che nonostante le pesanti accuse mi ha lasciato al mio posto di Prefetto. Per il resto sono stati due anni devastanti, ne ho patito fisicamente e nei momenti più difficili sono stato assistito anche psicologicamente. Io Prefetto, accusato di associazione a delinquere. Era inaccettabile. Non avevo più il coraggio di stringere la mano a un ministro o al Capo dello Stato. Ogni volta che lo dovevo fare mi veniva la tachicardia, mi vergognavo, coperto di fango come ero» continua lo sfogo di Zappalorto.
«Quando sono stato ricoverato in terapia intensiva per Covid e ho visto la morte in faccia, l’unico mio pensiero era quello di non morire prima della prescrizione. E mi chiedo perché tutto questo? Per un’indagine condotta in maniera superficiale, strumentale che non aveva nessun fondamento e costata allo Stato milioni di euro come ha sottolineato la procura generale di Trieste che in poche settimane ha valutato quanto era stato fatto a Gorizia. E per questo devo ringraziare i magistrati triestini».
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