Lo scrittore Ervas: «Capire, sapere e partecipare. Studenti veneti, mettetevi al centro»

La scuola è un’attività lavorativa. Non per gli altri. Per voi stessi. Ponete il vostro interesse al centro: è conveniente sapere di più, capire meglio, risolvere dubbi. Se questo vi è chiaro sin dal primo giorno di scuola vi state candidando al Nobel per la crescita personale

Fulvio Ervas
Fulvio Ervas
Fulvio Ervas

VENEZIA. Cari naviganti dell’oceano scuola, che paese saremmo se insegnanti, aule, strutture fossero pronti, sin dal primo giorno? Forse un paese migliore?

Non sappiamo rispondere. Non c’è stato anno, dal liceo a quando mi hanno spedito in pensione, che la scuola sia partita come un velocista all’inizio della gara.

Però non fatevi distrarre dal cronico vuoto della faccenda, perché un pieno c’è: siete voi.

Iniziate, subito, a considerare davvero il ruolo dell’istituzione scolastica che non è stata inventata per dare un’occupazione ai prof: una società sana facilita l’accesso dei giovani all’istruzione (pensate a ciò che, invece, accade alle ragazze in Afghanistan) perché la considera un investimento fruttifero.

Non pensiate che vi si offra un’amena passeggiata tra i banchi: chi si impegna in un’attività lavorativa di 5 giorni settimanali occupa 250 giorni della sua vita e voi 206; se calcolate le ore medie di lezioni settimanali e vi aggiungete le due-tre ore di studio quotidianamente necessario (per molti percorsi sono mediamente di più), la scuola vi occuperà più delle famigerate 40 ore contrattuali.

La scuola è, infatti, un’attività lavorativa. Non per gli altri. Per voi stessi.

Ponete il vostro interesse al centro: è conveniente sapere di più, capire meglio, risolvere dubbi. Se questo vi è chiaro sin dal primo giorno di scuola vi state candidando al Nobel per la crescita personale. Se non lo è, sappiate che si può apprendere il vantaggio di utilizzare adeguatamente la scuola.

È necessario però partecipare: e significa ascoltare, chiedere, dare, pretendere.

E quando vedrete lievitare i vostri neuroni, scoprirete che se lo fanno anche gli altri, il gruppo classe diventa uno spazio di relazioni forti, di inimitabile esperienza personale.

Non dimenticate mai che la conoscenza necessita di una dieta varia e, soprattutto, di nutrienti vivi: pretendete che si navighi nel presente e che si esplori il futuro. Ditelo soprattutto ai docenti di storia e di italiano (che sono fondamentali per la dieta).

Pretendete che la creatività non sia anestetizzata e, quando sia il caso, donatela voi ai vostri docenti: se sono professionisti della relazione sapranno accompagnarvi. Esattamente ciò che fa un prof competente: la corrente ascensionale che sollevi il volo.

Se la scuola vi inebrierà il cuore e la mente, capirete una cosa: il mondo degli adulti vi tiene ai margini, sospingendovi in quel fiume carsico che è una miscela di discoteche, shottini, corse pazze di notte, baruffe vuote e universo social finto.

La scuola invece può essere uno dei luoghi dove riemergere alla luce del sole.

Così troverete superfluo fotografarvi le ascelle o amare un tiktoker; troverete banale dissipare intelligenza nelle baby gang: la vita noiosa non si combatte con il rumore alcolico, ma pensando. Se la scuola vi inebrierà, e può farlo, sarà perché voi vi sarete seriamente considerati come persone.

E ogni parte dell’istituzione scolastica, volente o nolente, dovrà seguirvi su questa strada!

P.S.: se la partenza della scuola avrà inciampi, considerate che l’intero mondo sta inciampando. E non per colpa vostra. Le generazioni che vi stanno precedendo, alla guida della macchina sociale, hanno commesso un’infinità di errori. Per ridurne gli effetti sarà necessario per voi studiare a fondo, essere maturati e avere un grande senso del bene comune, quello che si impara lavorando in un buon gruppo classe.

E anche da questi inciampi internazionali, non lasciatevi intimorire: il mondo se trova le teste giuste, come la scuola, riparte sempre.

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