Longo e Ghedini non vanno mai in aula

ROMA. Tra i senatori i più assidui sono il democratico veneziano Felice Casson, il trevigiano e pidiellino Franco Conte e il grillino veneziano Marco Da Villa. Tra i deputati spicca la democratica padovana Anna Margherita Miotto. I meno presenti in aula? Gli avvocati dell’ex premier, Longo e Ghedini, impegnati nei processi; e i sottosegretari Pier Paolo Baretta e Alberto Giorgetti, impegnati nel loro dicastero.
Nei primi quattro mesi della legislatura, l’osservatorio indipendente Open parlamento ha fotografato presenze, assenze e indice di attività dei parlamentari.
Ne è uscito un lavoro che, certamente perfettibile, registra l’attività dei nostri rappresentanti in Parlamento. Nulla di scientifico, perché la qualità del lavoro di politico non si misura certo nel numero di presenze e assenze d’aula. Ma alcuni dati che fanno capire almeno quanto seriamente prendono il lavoro parlamentari alcuni politici.
Sorprende, ad esempio, l’eseguità delle presenze in aula di Piero Longo alla Camera e Nicolò Ghedini al Senato: gli avvocati padovani di Berlusconi, impegnati negli ultimi mesi nelle udienze penali a carico dell’ex premier, in aula si sono fatti vedere pochissimo. Per l’elezione del presidente della Repubblica, l’insediamento del governo e pochissime altre volte: Longo ha partecipato a poco più del 3 per cento delle sedute parlamentari e Ghedini addirittura allo 0,21 per cento.
Nel gioco delle presenze e delle assenze spiccano anche i politici più «televisivi»: Giancarlo Galan, ad esempio, va in aula una volta su tre; Antonio De Poli poco di meno, ma è questore al Senato. Di poco più presente il veneziano Renato Brunetta, che pure è capogruppo alla Camera ma è presente solo a due sedute su tre. Il collega Massimo Bitonci, capogruppo al Senato della Lega, quasi non si perde una seduta: ha un tasso di presenza superiore al 94 per cento. Laura Puppato, democratica, una frequenza televisiva tra le più alte, è presente in aula mediamente due volte su tre. In compenso la pasionaria di Montebelluna è in testa nell’altra classifica registrata da Open Parlamento: i voti «ribelli», dati cioè in difformità dalle indicazioni del proprio gruppo. La Puppato ha votato finora ben quindici volte in modo distinto e differente rispetto alle indicazioni del capogruppo: un record. Anche Massimo Bitonci, paradossalmente, ha votato spesso in difformità di sè stesso: dodici volte. «Ma – spiega l’interessato – probabilmente il voto difforme è relativo al fatto che qualche volta mi sono astenuto su alcuni provvedimenti oppure ero fuori aula al momento della votazione».
Tra i «ribelli» al Senato anche il professor Gianpiero Della Zuanna di Scelta civica, che registra 11 volte un voto difforme. Alla Camera, invece, tra i parlamentari recordman di voti ribelli è Giancarlo Galan: che per dieci volte ha votato contro le indicazioni del suo capogruppo. «E continuerò a farlo, ogni qualvolta non sono d’accordo» chiosa l’ex ministro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova