L'ordinanza integrale contro la banda Maritan. «Intimidazioni, minacce e danneggiamenti, sono professionisti del crimine»

Le motivazioni alla base della carcerazione per il gruppo ex alleato di Maniero nel Veneto orientale. «Violenze per la restituzione di un prestito e cessioni di non modiche quantità di droga»

Professione: criminali

Per spiegare perché Luciano e Lino Maritan & Co. debbano restare in carcere in attesa del processo per estorsione, incendio doloso e spaccio di cocaina, il giudice per le indagini preliminari Luca Marini – accogliendo le richieste del Pubblico ministero antimafia Paolo Zorzi – nella sua ordinanza lo scrive chiaro: per «la natura sostanzialmente professionale del curriculum criminale di tutti gli indagati» e «accertato il ruolo trainante di Luciano Maritan in tutte le diverse vicende oggetto di quest’indagine del Nucleo operativo dei carabinieri di San Donà, con la partecipazione di volta in volta di soggetti a lui legati per la comune partecipazione a pregresse attività delittuose, documentate dai fascicoli personali di ciascun indagato».

Estorsioni, incendi e spaccio di droga. In carcere tutta la banda dei Maritan


Compreso, ovviamente, il Maritan più noto dai tempi della Mala di Felice Maniero, lo “zio” Silvano, per il quale però non è necessaria una nuova misura cautelare dal momento che è già in carcere con sentenza definitiva, per scontare 14 anni per l’omicidio del nuovo compagno della sua ex, incrociato per caso per strada a San Donà. Per il gip Marini, è perciò l’unico che non rischia di “reiterare il reato”.

Qui l'ordinanza completa

Di padre in figlio

I debiti dei padri ricadono sui figli, con annesso di minacce e violenze: questa è l’ipotesi dell’accusa. «La vicenda si presenta come un’operazione estorsiva posta in essere da Luciano Maritan con l’ausilio del padre Lino», riassume il gip Marini, «e con quello dei sodali Riccardo Bortoletto, Robertino Gaetani e Pierluigi Guerrato, nei confronti di Matteo Buriollo, per ottenere la restituzione con interessi usurari di 40 mila euro ricevuti dal padre di Buriollo e per altra parte dallo stesso Matteo, per tramite di Luciano Maritan e lo zio Silvano. Estorsione posta in essere sia con minacce esplicite che con attività di danneggiamento, quali l’incendio dei furgoni della ditta MV Assemblaggi srl, del cognato del Buriollo».

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La “lezione” della mafia del Brenta

Alla fine si torna sempre lì, a parlare della Mala del Brenta di Felice Maniero, la madre di tutte le “mafie” locali che ha dettato le regole criminali del gioco. Le minacce, le intimidazioni con i quali i Maritan pretendevano da Buriollo la restituzione del danaro, con il carico di super interessi (13.700 mila euro, secondo l’accusa), per il gip Marini «non possono in alcun modo essere derubricate in atti di esercizio arbitrario di ragioni azionabili in giudizio (...) per la metodologia minatoria e anche violenta posta in essere, con chiaro riferimento al pubblico metus correlato alla notoria appartenenza di Silvano Maritan, zio di Luciano e fratello di Lino, all’organizzazione mafiosa della “Mala del Brenta”, che rimanda l’intero modus operandi del recupero del preteso credito, assolutamente al di là di qualsiasi limite di pretesa contenibile nell’ambito di una possibile legalità». E poi c’è la droga: «Sempre dalle intercettazioni sono emersi inequivoci riferimenti a cessioni di imprecisate, ma non modiche quantità di cocaina».

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Carcere e interrogatori

Per il giudice per le indagini preliminari Marini (come per il pm Zorzi che ha chiesto le misure) gli indagati meritano di attendere in carcere il prossimi atti dell’inchiesta, per il rischio di reiterare i reati. «Le modalità minatorie reiterate e insistenti delle richieste estorsive», conclude il gip, «le modalità attuative violente delle condotte incendiarie, il coinvolgimento del Guerrato anche nelle attività di traffico di livello dello smercio della cocaina, gestito da Luciano Maritan, la riferibilità a tutti all’affiliazione – almeno così percepita dalle parti lese – ad un gruppo di malavita organizzata e professionale, conducono a ritenere unica misura idonea prevenire la reiterazione di altre analoghe condotte per tutti i partecipi e nelle attività di Luciano Maritan, per le quali si procede con la custodia in carcere».

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In questi giorni gli interrogatori di garanzia, nel corso dei quali gli indagati potranno difendersi. O avvalersi della facoltà di non rispondere. —


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