Incendi a Los Angeles, il racconto di un veneto: «Io nell’inferno di fuoco»

Donato Bragagnolo, operatore cinematografico di origini venete, vive e lavora in California da 18 anni: «Cielo coperto di fumo e aria irrespirabile in attesa dei soccorsi. La mia casa nell’area lambita dalle fiamme con l’allerta evacuazione»

Davide Nordio
Donato Bragagnolo con la maschera per proteggersi dal fumo
Donato Bragagnolo con la maschera per proteggersi dal fumo

«Innanzitutto voglio rassicurare tutti i miei amici in Italia che stiamo bene e non siamo in pericolo. Anzi proprio adesso mi è arrivato il messaggio che la zona dove abito non è più a rischio evacuazione»: dall’altra parte del telefono e dell’oceano Donato Bragagnolo parla dell’inferno di fuoco che sta colpendo Los Angeles e le aree intorno.

Abita qui da diciotto anni, da quando dopo gli studi a Castelfranco e Cittadella ha lasciato la sua amata Loria grazie ad una borsa di studio dell’Università della California che gli ha permesso di laurearsi in Cinematografia.

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In qualche modo figlio d’arte – il padre è il documentarista e fotografo Carlo Bragagnolo –, ora è un affermato operatore cinematografico in quella che è la Mecca del cinema con all’attivo importanti lavori, come Dune-2, le cui riprese due anni fa alla Tomba Brion ad San Vito di Altivole gli hanno permesso di stare un po’di tempo a casa con la famiglia.

Tra gli altri titoli importanti Black Panther: Wakanda Forever, Falling – Storia di un padre, innumerevoli serie, mentre l’ultimo lavoro è A Family Affair, film Netflix con Nicole Kidman, Zac Efron e Joey King.

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Il racconto: «Fiamme ovunque»

«In questi giorni il lavoro è l’ultimo dei problemi, anche se ci sono persone che non potevano rinunciare e sono state avvisate per telefono che la loro casa era distrutta. Tutto è cominciato martedì scorso con il primo focolaio che è partito da Palissade per poi estendersi per oltre 8 mila ettari verso la costa. Poi verso sera gli incendi hanno cominciato a estendersi a Eaton Canyon a 3-4 chilometri da casa mia. Ero appena andato a letto quando sono cominciate le prime evacuazioni.

Le fiamme che avanzano a Las Angeles
Le fiamme che avanzano a Las Angeles

Quando mi sono alzato, il cielo era praticamente nero e l’aria irrespirabile: ho dovuto fare ricorso a una maschera antigas per restare all’aperto. La situazione è cominciata a migliorare quando sono calati i venti, che soffiavano dagli 80 ai cento chilometri orari. Questo, insieme alla cenere, ha impedito a lungo l’intervento di soccorsi aerei. Intanto il forte vento, che cambiava continuamente direzione, portava con se faville che a loro volta hanno accesi altri roghi. Teniamo presente che la California è praticamente secca: l’ultima pioggia si è registrata a luglio, ma non è stata niente di che. Siamo perennemente in crisi idrica, l’acqua ci arriva con le condutture dagli Stati vicini, dal Colorado soprattutto».

Emergenza idrica 

Emergenza acqua sia per spegnere l’incendio, ma anche per bere: «L’acqua è imbevibile, piena di cenere e di varie sostanze inquinanti derivanti dall’incendio delle case che qui sono quasi tutte in legno. Ed essendo alcune abbastanza vecchie, basta una scintilla per scatenare l’inferno. L’acqua possiamo utilizzarla solo se bollita. O se è quella confezionata».

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Anche i soccorsi sono stati messi a dura prova: «Per fortuna», dice Bragagnolo, «sono arrivati i pompieri da altri Stati a dar man forte a quelli locali. Chi si è trovato senza casa può contare sui centri di soccorso dove è possibile anche portare generi di prima necessità per chi ha perso tutto, nel vero senso della parola. L’intervento di un maggior numero di vigili del fuoco e poi il fatto di poter far intervenire i mezzi aerei ha permesso di circoscrivere le fiamme e prevenire l’avanzata degli incendi. Attualmente Los Angeles è circondata da sette grandi incendi».

Per chi abita qui, fare i conti con il fuoco devastatore è ormai una normalità: «Un fenomeno che si verifica praticamente a scadenza annuale. Il principale responsabile è quel fenomeno che si chiama il Santana Wind che scatena autocombustioni che poi si diffondo con molta velocità».

Un disastro senza precedenti 

Di fronte ad un disastro naturale di queste dimensioni, per tantissimi la scelta non può che essere quella di mollare tutto e andarsene, anche con problemi di evacuazione.

«A Palissade», continua Bragagnolo, «abbiamo assistito a quella fuga di massa che spesso si vede anche nei film: lunghissime code di auto nell’unica strada di accesso e uscita, tanti per scappare le hanno abbandonate. Sono dovuti intervenire i bulldozer per toglierle dalla carreggiata. Pareva una scena tratta dal film Zombie…».

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Quando arriva l’ordine di evacuazione le indicazioni sono chiare e perentorie: prima di andarsene, lasciare fuori di casa qualsiasi cosa che possa agevolare l’intervento dei pompieri se dovesse scatenarsi l’incendio: scale, attrezzi, cisterne d’acqua.

C’è una località, Altadena, che ormai non esiste più, distrutta per l’80 per cento. «Adesso la mia unica preoccupazione», chiude Bragagnolo, «è aiutare i tanti amici che si sono trovati la casa in fumo. So bene come ci si può trovare, perché nel 2015 anche io ho avuto la disgrazia per perdere la casa e tutto quello che avevo per un incendio. Niente a che fare però con il fenomeno che stiamo vivendo adesso: solo un malfunzionamento dell’impianto elettrico».

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