L'ostensione di Sant'Antonio

Da lunedì 15 a sabato 20 febbraio esposte nella basilica a Padova le spoglie mortali del santo più venerato al mondo. Una webcam sempre puntata sulla teca. Discrete ma continue le misure di sicurezza
Basilica di S.Antonio. Ricognizione del corpo del Santo, 1981
Basilica di S.Antonio. Ricognizione del corpo del Santo, 1981
PADOVA. Da lunedì 15 a sabato 20 febbraio i fedeli potranno venerare le spoglie mortali di Sant’Antonio, uno scheletro che ha quasi 800 anni, esposte nella Cappella delle Reliquie, nella basilica a Padova. Il grande evento ha mobilitato tutta la comunità antoniana: anche la corazzata Potemkim della comunicazione, quel
Messaggero di Sant’Antonio
che diffonde 500 mila copie a livello nazionale e un milione nel mondo, è in movimento. Solo per fare un esempio, nel corso dell’ostensione, 24 ore su 24, una web-cam, un occhio elettronico, sarà piazzata sopra le spoglie di Antonio. La cassa di rovere, che non è sigillata, si trova nel nuovo sepolcro di marmo allestito nella Cappella di San Felice, squillante dei colori del Trecento gotico. Domenica 14, alle 21, con una cerimonia in forma privata ci sarà il trasferimento della teca di cristallo contenente il corpo del Santo che sarà posta su un piedestallo.


Da lunedì 15 a sabato 20 i fedeli potranno raggiungere la Cappella delle Reliquie durante l’orario di apertura della basilica e quindi dalle 6,15 quando è ancora buio, alle 19; sabato fino alle 20. L’ingresso è dalla porta laterale verso via Cesarotti e l’uscita all’altezza del chiostro della Magnolia. Insomma, si è inventato un percorso alternativo rispetto a quello normale dei fedeli che per assistere ad una messa entrano dal sagrato del Santo. Ciò in previsione di un consistente affollamento: si prevede infatti un flusso di 200 mila persone concentrate in uno spazio relativamente angusto. Padre Enzo Poiana, rettore della basilica, fa risaltare due elementi di relativa preoccupazione: il tempo inclemente, questo è un inverno che morde con ferocia; la necessità di mettere in atto misure di sicurezza e ci sarà infatti un’azione di detecting da parte della polizia. Gli orari e la durata di una settimana che non comprende però la domenica sono stati concordati con l’arcivescovo delegato pontificio, Francesco Gioia.


Ogni sequenza del grande evento è stata anche posta all’attenzione del vescovo Antonio Mattiazzo, perché ci deve essere assoluta concordanza con chi regge il timone della nave di Cristo nel territorio anche in virtù di quel processo di avvicinamento del Santo, famoso in tutto il mondo, alla sua città di elezione, processo che Poiana ha avviato e sta coltivando.


Durante la traslazione all’interno della chiesa, dalla Cappella dell’Arca, per via del restauro, a quella di San Felice, i resti di Antonio furono in parte visibili ai fedeli attraverso una sorta di oblò aperto sulla cassa. Fu emozionante, ma comunque si trattò di un contatto visivo parziale che stimolò l’interesse dei fedeli. Sabato 20 alle 21, nel corso di una cerimonia riservata, il Corpo del Santo ritornerà nell’Arca originaria con la mensa in marmo verde africano. Domenica 21 si svolgerà la Festa della Traslazione (detta anche della Lingua) di Sant’Antonio. I momenti cruciali saranno il solenne pontificale del delegato pontificio alle 11 e la messa delle 17 presieduta dal ministro provinciale dei Frati Minori Conventuali alla quale seguirà la tradizionale processione all’interno della basilica con la reliquia del Mento del Santo.


Ma perché l’ostensione? Il rettore dice che il motivo dominante è stato la pressione dei fedeli: migliaia di messaggi chiedono di vedere le spoglie di Antonio, la devozione popolare accampa un diritto al contatto. Altra considerazione presentata al delegato pontificio: l’Arca è in buone condizioni per cui chi è in vita oggi non avrà probabilmente altra occasione di vedere il Santo. Infine, se ci guardiamo dietro le spalle, la ricognizione del 1981 ha permesso di compiere indagini di carattere storico, tecnico-artistico, antropologico e medico di estremo rilievo.


In quell’occasione i resti di Antonio furono esposti dalla sera del 31 gennaio alla sera della domenica primo marzo alla venerazione dei devoti: oltre 650 mila persone. Dal marzo del 1981 la tomba non è stata più toccata, ma il 12 aprile del 2008 per permettere il restauro dell’Arca è stata effettuata una temporanea traslazione dalla cappella dell’Arca a quella di San Giacomo.


Orari precisi in giorni precisi, ma se si formasse una fila di 3000 persone fuori orario? «Da parte nostra - dice Poiana - c’è disponibilità nei limiti del possibile nel senso che le persone in coda non saranno allontanate, ma una volta che i portoni si chiudono non saranno riaperti. Far slittare la chiusura a domenica e oltre? Non dipende solo da noi, c’è un accordo con la Santa Sede che dobbiamo rispettare. Certo, Antonio è il santo dei miracoli e quindi tutto potrebbe accadere».

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