Luciano Benetton designa l’erede nella holding Ricerca Sarà Alessandro

È il membro indicato dalla famiglia per il cda di Edizione Ma sulla cassaforte dell’impero decide ancora il padre



Se il futuro di Alessandro Benetton è nella “sua” 21 Invest (24 aziende in portafoglio, con ricavi aggregati per 1,7 miliardi e circa 10.000 dipendenti) futuro e responsabilità li avrà anche negli affari di famiglia. Quelli cioè che stanno sopra alla holding miliardaria dell’impero di Ponzano Veneto. Dentro alla cassaforte Ricerca. L’erede designato del ramo di Luciano è infatti il suo secondogenito Alessandro. L’investitura ha una data e una consistenza azionaria: con pratica del 16 maggio 2019 e deposito il 6 di giugno, infatti, all’interno della holding Ricerca (che tiene il 20% di Edizione) è stato fatto un cambiamento. Come noto tutte le quote di Ricerca sono in nuda proprietà a Luciano e in usufrutto ai quattro figli. Alessandro è l’unico ad avere la sua quota, pari al 25% del capitale, senza alcuna limitazione di voto. Mentre gli altri fratelli, il primogenito Mauro, Rossella e Rocco hanno una quota pari al 15% di azioni ordinarie e un 10% di azioni a voto limitato. Alessandro che è amministratore delegato di Ricerca gode di tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, ha il potere di convocare assemblee e inoltre per i poteri conferiti può esercitare firma libera e disgiunta. Cioè non ha limitazioni nelle sue prerogative. Un segno di grande fiducia da parte del padre, perché nelle società, di norma, la firma disgiunta ha dei limiti (in Regia ad esempio dove sono amministratori delegati Sabrina Benetton, figlia di Gilberto e il marito Ermanno Boffa, questa libertà c’è con delle limitazioni, come di norma succede).

Nei poteri dell’ad di Ricerca ci sono però delle eccezioni. Una di queste riguarda «la gestione dei rapporti con la collegata Edizione». Perché quella partita è invece prerogativa del presidente di Ricerca, cioè il padre Luciano, che nella holding a capo dell’impero è uno dei quattro soci fondatori. Luciano, esattamente come la sorella Giuliana e i nipoti Massimo e Sabrina può proporre l’amministratore delegato (una volta la presidenza e la vicepresidenza erano da statuto attribuiti a Gilberto e Carlo invece) sul quale deve esserci il voto di maggioranza per passare. Nella partita per il ritorno di Gianni Mion al vertice di Edizione, dunque, Alessandro non è entrato pur essendo il membro del ramo di Luciano che siede in cda. Le questioni di Edizione sono ancora un campo in cui il padre vuole agire in prima persona. E questo può avere diversi significati.

Nello scrigno Edizione, dove sono custodite i 12,26 miliardi di euro di asset (Atlantia, Autogrill, United Colors, Connect-Cellnex, le quote in Generali e Mediobanca, quelle in Prysmian, gli investimenti immobiliari e nel settore agricolo) è in corso un cambio epocale. Determinato dalla scomparsa di Gilberto Benetton, che della dinastia veneta era la mente finanziaria. Mion traghetterà la holding verso un futuro che ad oggi nessuno conosce. Che non sia ancora chiara quale sarà la strategia di Edizione, se semplice holding con ricche plusvalenze o luogo in cui si delineano le strategie dell’impero non è possibile saperlo. E non per mancanza di visione, ma perché lo stratega è un’entità collegiale, che raggruppa prima e seconda generazione. —


 

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