Morto di malaria, la moglie: «Se n’è andato in soli tre giorni»

L’agronomo 58enne di Vigonza era appena tornato dal Gabon. La consorte: «Prima dell’improvvisa febbre non aveva manifestato sintomi»

Giusy Andreoli
Luigi Bovolenta, l’agronomo forestale di 58 anni deceduto il 6 gennaio all’ospedale di Padova per malaria
Luigi Bovolenta, l’agronomo forestale di 58 anni deceduto il 6 gennaio all’ospedale di Padova per malaria

«Non si vedeva nessun sintomo, in 3-4 giorni se l’è portato via», dice Annalisa Terrin, moglie di Luigi Bovolenta, l’agronomo forestale di 58 anni deceduto il 6 gennaio all’ospedale di Padova per malaria.

La donna sta affrontando con i suoi due figli, Riccardo e Fabrizio, la più brutale delle prove che la vita ha messo loro davanti. Ma sono tanti gli interrogativi che la famiglia Bovolenta si pone: perché? Annalisa Terrin non si spiega perché la malattia non abbia dato alcun tipo di malore. Che pure avrebbe dovuto esserci, visto che la forma che ha colpito l’agronomo era la più letale. Né comprende il rapidissimo evolvere di questa pericolosa malattia tropicale che ogni anno colpisce milioni di persone.

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Luigi Bovolenta, 58 anni, di Pionca di Vigonza

«Non si è evidenziato alcun sintomo», continua a ripetersi facendo un grande sforzo, stremata dall’angoscia provocata dai tragici avvenimenti, «e in 3-4 giorni la malattia se l’è portato via».

Di fatto, secondo quanto afferma la famiglia, la malaria si è manifestata pienamente nella sua letalità solo il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno quando, di fronte a un febbrone, c’è stata la corsa all’ospedale di Padova perché una temperatura così alta non poteva essere una semplice influenza.

«Papà aveva una febbre altissima il 31», aggiunge il figlio maggiore Riccardo, «all’ospedale lo hanno subito trattenuto. Ma il 5 è peggiorato ed è stato trasferito in Rianimazione e il 6 è mancato».

È stato all’ospedale che i sanitari padovani hanno capito di cosa soffriva Bovolenta: malaria, nella forma più aggressiva. E hanno attivato il protocollo ricoverando il paziente nel reparto di Malattie infettive e dando inizio alla profilassi. Cure che purtroppo non hanno avuto l’esito sperato.

Una vita di lavoro particolare quella di Bovolenta, professionista stimato e conosciuto anche all’estero. «Il suo lavoro lo teneva spesso lontano», spiega Annalisa, «ma quando era in casa lui era qui solo per noi».

Il lavoro di Bovolenta si svolgeva in vari Paesi africani nel campo della gestione forestale sostenibile. Operava da oltre 20 anni per conto della olandese Control Unit ed era il referente per il rilascio delle certificazioni ambientali. L’anno scorso aveva effettuato diverse trasferte nella Repubblica del Congo e nel Gabon. Un lavoro che lo appassionava, il suo, perché necessario e importante per il futuro del pianeta e soprattutto per l’Africa.

«Amava la natura e ancor più la sua famiglia», dice ancora la moglie, «era una brava persona, sempre gentile e disponibile ad aiutare qualcuno. Lo faceva anche per l’associazione Alzheimer di Camposampiero finché gli impegni di lavoro glielo hanno permesso. Per un periodo ha aiutato in parrocchia a Pionca e ha cantato nel coro. Era una persona molto stimata, lo sto riscontrando dalle tantissime telefonate che stiamo ricevendo in queste ore non solo dal suo paese di origine, Corbola di Rovigo, ma anche da molto lontano».

Il telefonino non smette di suonare e la moglie, con grande coraggio, risponde a tutti. Riccardo e Fabrizio aprono la porta di casa di via San Leopoldo ai tanti concittadini che vogliono portare una parola di conforto ma cercano al contempo di crearle attorno un cordone protettivo.

Il funerale di Bovolenta è già stato fissato, verrà celebrato nella chiesa di Pionca sabato 11 gennaio alle 11 mentre venerdì sera alle 19 la comunità si radunerà in chiesa per recitare il rosario.

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