L’ultrà Gianluca firmava in questuraMichele, maestro di musica e taglierini

Le intercettazioni. Il gruppo parlava in codice: "Oggi facciamo un allenamento in palestra". Il giorno prima dell’arresto Gianluca Locicero ha chiamato tantissime volte il ds del Padova: "Allora, lo compriamo o no questo attaccante?"
PADOVA
. Michele Contin, 42 anni, da buon maestro di musica, voleva tenere un ritmo alto. Fosse stato per lui, sarebbe entrato in banca un giorno sì e l’altro anche. Le scosse di adrenalina che provava ogni volta che varcava una bussola non gli bastavano mai. Eppure, che fosse un rapinatore, nessuno dei suoi amici lo avrebbe mai sospettato. Michele l’uomo dalla doppia vita, quando vestiva i panni di dottor Jekill frequentava come moltissimi padovani la Casana, il Chiosco, il Covo, raccontava di essere un maestro di musica, di avere problemi personali, tanto che gli amici gli avevano finanche trovato un lavoro in una tipografia. Quando invece si trasformava in mister Hyde si ritrovava nella palestra di via Bronzetti sopra il Kofler, per pianificare i colpi e dividere il bottino. I suoi compari nelle intercettazioni lo chiamavano la «Mummia» perché per travisarsi usava o cerotti o un fondotinta o un cerone pesante, per coprire i nei.


La «Mummia» era amico di Gianluca Locicero, 33 anni, il capo ultras, il proprietario dell’Intercity Firm, negozio di abbigliamento di via San Fermo. Locicero l’irriducibile, arrestato dopo l’intrusione in spogliatoio al termine di Padova-Legnano (gennaio scorso), l’uomo che aveva l’obbligo di firma (ogni giorno) in questura dopo che il questore Luigi Savina gli aveva dato il Daspo (divieto di assistere alle manifestazioni sportive). Locicero il segnalato che arrivava in questura sempre puntuale a mezzogiorno a bordo di auto di grossa cilindrata (Audi e Bentley) e il volto troppo conosciuto, con troppi tatuaggi per passare inosservato (per questo spesso non partecipava agli assalti, pur essendo uno degli organizzatori).


E grazie a Locicero, Contin aveva conosciuto anche Federico Ferronato, 39 anni, buttafuori allo Chic, che ogni sera parcheggiava il suo Pajero sul marciapiede di via Vecellio di fronte al locale, e che l’altro giorno è stato visto guidare nonostante due sere prima (mentre andava a lavorare) gli fosse stata ritirata la patente perché scaduta. Michele, Gianluca e Federico potevano contare anche su Espedito Franzese, 24 anni, nullafacente (l’altro che entrava in banca) e Gianni Gatti, 39 anni, conosciuto dalle forze dell’ordine.


I cinque parlavano al telefono senza sapere di essere ascoltati. Chiamavano le rapine allenamenti e le banche palestre. A volte era lo stesso Contin a fare i sopralluoghi. «Stiamo organizzando un bel match», spiegava un giorno a Locicero. «Quando?». «Anche immediatamente, oppure domani, adesso vado a controllare il “ring” (il percorso)». Locicero si informava: «Ma è una roba tranquilla o impegnativa? Non ho voglia di fare “tanti guanti” (che partecipino tante persone)». Contin lo rassicurava: ««Non ti preoccupare. Ti piacerà». Sempre Contin (in un’altra occasione) a Locicero: «Vado dentro io con lui che si siede tranquillo. Oppure va dentro lui e poi entro io». «Già. Ma la settimana prossima sono al mare», gli aveva risposto Locicero. Che, nonostante tutti i Daspo e le diffide, continuava a seguire il Calcio Padova, tanto che il giorno prima dell’arresto aveva chiamato tantissime volte il ds del Padova Ivone De Franceschi: «Allora, lo compriamo o no questo attaccante?».

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