M5S dopo il crollo, Maniero: «La Tav è uno spreco ma diciamo sì all’autonomia»

PADOVA. Il tonfo elettorale dal 32 al 17 per cento? «È una mazzata utile, che ci invita a riflettere per ripartire. Alle europee e alle amministrative di comuni e regioni scontiamo grosse difficoltà. Ma non ha senso sfiduciare Di Maio, siamo tutti nella stessa barca».
Alvise Maniero, deputato veneziano, non si fascia la testa di fronte al terremoto che ha dimezzato i consensi del M5S nel giro di un anno. Senza seguire l’appello di Gianluigi Paragone che sollecita un «leader politico impegnato H 24 alla guida del partito svincolato da altri 4 ruoli», l’ex sindaco di Mira mette ordine alle priorità: «No alla Tav Torino-Lione, con quei miliardi si possono finanziare cento cantieri, e avanti tutta con l’autonomia differenziata del Veneto. Anche per i concorsi degli insegnanti su base regionale, io non vedo difficoltà: il referendum dell’ ottobre 2017 ha dato un esito inequivocabile e le promesse ora vanno mantenute».
Il responso delle urne toglie il sonno: a Nordest i grillini sono scesi al 10,3 per cento. In Veneto è finita ancora peggio: 8,9% contro il 24 % delle politiche. Il boom del 2018 aveva premiato il “partito antisistema” trainato dalle partite Iva e dai ceti medi delusi da sei anni di governo Pd, pronto a raccogliere la rabbia dei risparmiatori beffati dai fallimenti di Bpvi e Veneto Banca.
Un anno dopo, con il decreto di rimborso ai soci pari al 30 per cento del valore delle azioni firmato dal ministro Tria, i voti li ha incassati Salvini che ha affidato al sottosegretario Massimo Bitonci la delega che vale 1,5 miliardi di euro in tre anni. Un disastro in termini di marketing elettorale, come ha ricordato il deputato Federico D’Incà, e su questo concetto insiste anche Alvise Maniero: se c’è una lezione da imparare è la capacità della Lega di parlare con slogan semplici ed efficaci.
Stasera a Montecitorio i parlamentari sono convocati da Di Maio e dai capigruppo di Camera e Senato per analizzare la sconfitta: la forchetta con il Sud e le isole diventa un baratro perché se a Napoli, Palermo e Cagliari si viaggia al 29 -30% in Veneto il M5s è finito nelle retroguardie in compagnia di Forza Italia e di FdI della Meloni.
E qui le strategie divergono: i grillini di Veneto e Lombardia invocano l’autonomia, mentre quelli eletti nei collegi del Mezzogiorno tirano il freno a mano, con i ministri Lezzi , Grillo e Costa a guidare il fronte del no.
Maniero rilancia: «L’autonomia delle regioni va approvata prima dal governo e poi dal parlamento in tempi rapidi, altrimenti rischiamo di perdere credibilità in Veneto. L’altra sfida da vincere è il taglio del fisco. Salvini propone la flat tax con 30 miliardi da trovare nella legge di stabilità a ottobre, io credo ci sia assolutamente bisogno di un taglio radicale del prelievo fiscale sui redditi da lavoro. I vincoli imposti dall’Unione europea con il patto di stabilità non possono diventare un cappio al collo per strangolare l’ economia. E poi bisogna dare un colpo ulteriore al potere di veto della burocrazia», spiega Maniero.
Ultima questione: le grandi opere. Terreno esplosivo, su cui si sta consumando il braccio di ferro tra Lega e M5S. «Sulla Tav Torino-Lione non si cambia idea perché la consideriamo un’opera inutile. Quei miliardi vanno spesi per aprire 100 cantieri, come propone Toninelli. L’alta velocità Brescia-Padova? Procede, con la tabella di marcia fissata. Ma credo sia più giusto investire sul porto di Venezia, che deve diventare leader del sistema Adriatico». —
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova