Ma pochi scelgono Anestesia e Medicina d’urgenza

L.b.

VENEZIA

Sono le branche maggiormente in sofferenza, le cui fragilità sono state rese evidenti dall’emergenza sanitaria. Eppure sono proprio le specializzazioni in Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore e, soprattutto, in Medicina d’emergenza – urgenza quelle tra cui si conta il maggior numero di borse non assegnate.

Troppi i rischi, dalle liti in tribunale a quelle che, più prosaicamente, si possono concludere anche con un pugno in pieno volto. Tra l’altro, con turni particolarmente impegnativi, a fronte di stipendi equiparabili a quelli di altri medici. Se non di fatto più bassi, visto che altri specialisti hanno la possibilità di arrotondare (e di molto) con la libera professione.

«La questione è particolarmente evidente per la Medicina d’emergenza – urgenza» conferma Davide Gorgi, portavoce veneto degli specializzandi. «Alcuni medici di Pronto soccorso avvertono il fondato timore di trovarsi prima o poi di fronte a pazienti o parenti un po’ troppo focosi, dai comportamenti che possono essere spesso sopra le righe. E poi c’è anche una questione di turni. Noi medici normalmente lavoriamo in reparto dal lunedì al venerdì, facendo qualche turno di notte e nei giorni festivi. L’importante comunque è coprire tutto il mese. Per un medico di Pronto soccorso è diverso, i turni sono la norma: il lavoro può essere più usurante. Per non considerare che un professionista di questo tipo non può contare sulla libera professione, per godere di importanti guadagni extra. Sulla carta, gli stipendi dei medici sono tutti uguali ma, in concreto, variano di molto a seconda della specialità che è stata scelta».

In tutta Italia, delle 17 mila borse di specialistica a disposizione quest’anno, 1.300 non sono state assegnate. Sicuramente, tra le ragioni non ci sono soltanto i timori dei medici, ma anche gli interessi e le inclinazioni dei singoli.

«Molti, non riuscendo ad accedere al primo tentativo alla specialistica scelta, accettano la branca alla quale sono stati ammessi. L’anno successivo, se vogliono provare nuovamente ad accedere alla specialità desiderata, devono sostenere ancora una volta lo stesso esame, ripetendo tutto il procedimento dall’inizio. Anche perché non parliamo di Università, quindi non ci sono esami da convalidare ma conoscenze da dimostrare» conclude Gorgi. —



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