Mafia in Veneto, dieci arresti a Verona

Il clan D’Oronzo-De Vitis dalla Puglia ha trovato alleati nella provincia scaligera per lo spaccio di droga. Oltre 50 gli indagati

VERONA. Non solo ’ndrangheta, anche la mafia della Puglia mette radici a Verona: i dieci arresti fatti scattare dalla Dia di Lecce coordinata dal procuratore Cataldo Motta dicono che l'obiettivo era la ricostituzione del clan D’Oronzo-De Vitis-Ricciardi, che negli anni Novanta imperversò a Taranto, in piena alleanza con il boss Antonio Modeo, detto il «Messicano», scatenando una sanguinosa guerra con centinaia di morti contro i tre fratelli Gianfranco Riccardo e Claudio Modeo. Per la Dia, i boss erano pronti a scatenare una nuova guerra per vendicarsi di chi negli anni della reclusione aveva voltato loro le spalle senza sostenere le spese legali e aiutando i familiari, così come vuole il codice mafioso.

E per farlo avevano bisogno di soldi, tanti soldi. Per questo avevano pensato a Verona. Perché è una città ricca e perché qui, in regime di semilibertà c’era Nicola De Vitis, 46 anni, che aveva anche una casa a Bovolone. Lui è considerato uno dei capo clan pugliesi. Credevano che questa fosse terra di conquista. Sono stati dieci, su 52 provvedimenti complessivi, gli arresti eseguiti a Verona e provincia nell’ambito dell’operazione antimafia partita da Taranto e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce diretta da Cataldo Motta. Le persone portate in carcere sono accusate, a vario titolo, di reati contro il patrimonio, porto abusivo di armi, detenzione e traffico di droga. Alcuni degli arrestati, ha spiegato il capo della Mobile, Roberto Della Rocca, erano incensurati con un regolare lavoro. Tra i vari episodi significativi imputati all’organizzazione criminale, c’è una doppia tentata rapina alla gioielleria Zermiani di via Mantovana a Santa Lucia, il 30 novembre 2013 e il 22 febbraio 2014. Nel secondo caso il titolare reagì sparando e ferendo uno dei due banditi, mentre l’altro rimase intrappolato nella porta di sicurezza del negozio. Il punto di riferimento dei capoclan sul territorio veronese sarebbe stato Gaetano Ricciardi, 41 anni, di Verona, arrestato a Taranto.

I dieci arrestati nel Veronese sono Sergio Cagali, 60 anni, residente in via Spineta Malaspina a Verona; i fratelli brindisini Davide e Graziano Forti, 35 e 42 anni, residenti a Isola della Scala e Verona; Mahmoud Gabsi, 29 anni; Bladimir Josè Polo Oduver Polo, colombiano, 38 anni residente a Verona; Fabio Raimondi, bresciano, 35 anni, residente a Villafranca; Moreno Rigondanzo, 36 anni, residente in via Chioda (coltivatore di marjiuana); Giorgio Saponaro, brindisino, 32 anni, residente a Buttapietra; Riccardo Vallin, 44 anni residente a Zevio di Verona; Gaetano Ziccardi, 39 anni, napoletano, residente a Valeggio sul Mincio.

L’obiettivo del ramo veronese era quello di raccogliere sempre più denaro. «L’associazione di stampo mafioso, di cui la polizia aveva iniziato ad occuparsi nel 2011» è stato spiegato nella conferenza stampa in questura, «era nata dall’unione di due capiclan: uno di questi sarebbe stato Nicola De Vitis, 46 anni, un tarantino detenuto a Verona, dove da un paio d’anni usufruiva del regime di semilibertà: è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. (al.sal.)

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