Maltrattamenti alla compagna, l'ex boss Felice Maniero condannato a 4 anni di reclusione

VENEZIA. Felice Maniero è stato condannato dal Tribunale di Brescia, giudice Roberto Spanó , a 4 anni di reclusione e al pagamento di 20 mila euro per i maltrattamenti alla compagna Marta Bisello. Era stato arrestato nell’ottobre del 2019. Il 26 maggio la pm Lorena Ghibaudo aveva chiesto, a fine requisitoria, per Maniero 6 anni e otto mesi.
 
L’ex boss, durante la stessa udienza, si era reso protagonista di uno show ricusando, all’insaputa del suo legale Luca Broli, il giudice Roberto Spanó. Ma la Corte d'Appello di Brescia aveva rigettato la sua richiesta. Maniero riteneva il  giudice non più obiettivo in quanto nella penultima udienza, dopo il brusco abbandono del collegamento video dal carcere, Spanó aveva avanzato dubbi sulle capacità psichiche dell'ex boss.
 
Quindi aveva paventato la possibilità, di sottoporre l'imputato a una perizia psichiatrica. «Il giudice mi ha bullizzato», aveva scritto Maniero nella ricusazione. «L'ipotesi di procedere a perizia psichiatrica è stata coltivata nell'interesse stesso dell'imputato», la replica della Corte d'Appello di Brescia. 
 
Da tempo Maniero sostiene di soffrire di depressione dovuta a vari fattori: dalla mancanza, o presunta tale, di soldi, fino alla solitudine affettiva in cui è costretto per aver perso i rapporti familiari. Infatti ha rotto con la famiglia di Marta Bisello e con il figlio Alessandro, avuto dalla sorella di Marta, Rossella, la donna morta in circostanze mai chiarite.
 
Felicetto non parla nemmeno più con la sorella e la madre, dopo aver fatto finire in galera il cognato per una questione di soldi. L'uomo aveva riciclato denaro per conto di Maniero, ma se n'era tenuto un po'. 
Una scelta, quella di denunciare i parenti,  a cui erano contrari Marta e lo stesso figlio Alessandro. Quattro anni fa Felice Maniero matura la vendetta in famiglia, decidendo di denunciare l'ex cognato Riccardo Di Cicco e la sorella Noretta, detta Loretta o Lory, insieme al broker fiorentino Michele Brotini, rei di essersi intascati i soldi che lui aveva a loro affidato per la sua vita da persona libera. Maniero non può più contare sugli introiti dell'impresa e i parenti non sono pronti a rispondere alle sue continue e pressanti pretese di contanti. Prendono tempo e lui allora si convince che lo vogliano fregare.
 
Perde la testa, come del resto gli è capitato spesso, va in Procura a Venezia e racconta tutto. Spiega dove è il suo tesoro, o per lo meno gran parte, accumulato in alcune decenni di rapine, narcotraffici, furti, delitti e traffico di armi, senza scordare l'usura e il gioco d'azzardo. A quel punto anche la madre Lucia Carrain prende le distanze dal figlio che ha sempre tanto amato. Il boss è solo e continua ad avere colpi d'ira: non vuole stare certo alle indicazioni degli avvocati, che anche in passato considerava poca cosa.
 
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L'ex boss è finito in carcere il 19 ottobre dell’anno scorso, raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare, per maltrattamenti alla compagna tra l'ottobre del 2016 e il maggio del 2019. La donna, che gli sta a fianco da più di vent'anni, ha denunciato ai carabinieri continue violenze psicologiche e botte. La donna ha raccontato, tra le altre cose, che lui l'avrebbe obbligata a fare flessioni, e durante un litigio l'avrebbe minacciata così: «Non sai con chi ti sei messa, io comandavo 500 persone».
 
Maniero si è difeso spiegando che lui e la compagna stavano attraversando un periodo di crisi, anche per difficoltà economiche: «L'ho ingiuriata» ha ammesso l'ex capo della Mala del Brenta «c'è stato qualche spintone reciproco, ma non l'ho mai picchiata».
 

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