Mannaia sulla sanità veneta: minori spese per 100 milioni
VENEZIA. Si scrive Spending review, si legge scure sulla spesa pubblica. Per il Veneto, nell’anno in corso, la manovra che oggi il premier Monti illustrerà alle Regioni potrebbe tradursi in tagli alla sanità fino a 100 milioni di euro, concentrati su farmaci, convenzioni con la medicina privata, contratti di fornitura, assicurazioni. Il punto di partenza è la definizione dei «prezzi di riferimento» da parte del commissario Enrico Bondi: il “tecnico dei tecnici”, incaricato di sforbiciare le uscite, ha individuato possibili risparmi - varianti tra il miliardo e il miliardo e mezzo - qualora le amministrazioni regionali comprimano i costi delle prestazioni sanitarie, adottando (dal riscaldamento alle protesi, dai pasti alle polizze) la fascia minima di tariffe.
Una strategia sposata senza esitazioni dall’esecutivo, orientato a detrarre - preventivamente - l’importo calcolato da Bondi dagli stanziamenti destinati agli enti locali. «Sempre pronti a risparmiare, mi limito a osservare che noi la spending review la stiamo attuando da due anni», obietta Domenico Mantoan, il top manager della sanità regionale «l’anno scorso il Governo ci ha tagliato 80 milioni assicurando che sarebbero stati compensati dall’introduzione dei ticket di 10 euro sulle “ricette rosse” ma così non è stato, a beneficiarne sono stati soprattutto i laboratori privati, divenuti più competitivi sul fronte dei prelievi e delle analisi. Che posso dire? Migliorare è doveroso però gli standard di spesa indicati dal ministero li abbiamo già centrati e sui medicinali abbiamo ridotto la spesa di 150 milioni in un anno. Questo, e altri risparmi, ci hanno consentito di chiudere in attivo i conti delle Usl ma esiste un limite oltre il quale la qualità del sistema sanitario pubblico regredisce: gli investimenti possono essere ritardati e ridimensionati ma non cancellati. Ciò che manca ancora, a mio modesta opinione, è una riforma strutturale che investa i grandi centri spesa, soprattutto ospedaliera. In Veneto cercheremo di avviarla attraverso il nuovo Piano e la ristrutturazione dei presìdi di cura sul territorio».
In aperta rotta di collisione con la politica economica di Monti, il governatore di Palazzo Balbi Luca Zaia non parteciperà all’incontro di stamani: «Non è un confronto, è già tutto deciso, perché convocarci a Roma per dare lettura di un decreto? Tanto vale, per restare in tema, risparmiare il biglietto aereo. Io dico che siamo stanchi di un Governo che si accanisce sui ceti popolari e non ha il coraggio di tagliare gli sprechi delle Regioni spendaccione e i privilegi della Casta. Attaccano la sanità, si vocifera di trattenute sulla tredicesima dei dipendenti pubblici ma contemporaneamente le pensioni da 30 mila euro al mese restano intoccabili e i parlamentari non rinunciano a nulla. Dov’è la coerenza? Per colpire i soliti tartassati non servivano supertecnici, bastava un macellaio».
In serata, fonti d’agenzia hanno attribuito al ministro della Salute, Renato Balduzzi, il consenso a una riduzione triennale di 8,5 miliardi del Fondo sanitario nazionale (un miliardo quest’anno, circa tre nel prossimo e oltre quattro nel 2014) che, evitando tagli lineari, agisca soprattutto nell’ambito del consumo di medicinali e nell’acquisto di beni e servizi. Tra le ipotesi allo studio, la possibilità per le farmacie ospedaliere di preparare dosi «personalizzate» per i pazienti. Ma anche risparmi di nicchia con il ricorso a farmaci in scadenza di brevetto (250 milioni di euro l’anno) abbinato all’utilizzo «off label» (cioè fuori dalla prescrizione prevista in Italia) dei «farmaci biologici innovativi» non contemplati dalla terapia standard.
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