"Marijuana? Solo foglie appassite, quando si fuma il fiore..."
La difesa del giovane Enrico Bordin, arrestato per spaccio: "Quattro chili di marijuana? Fogliame senza alcun principio attivo". I 77 mila euro? "Una somma dei genitori". I carabinieri però accusano il giovane, cameriere del bar "ai do archi" in via Sauro, di essere un cardine dello spaccio nelle piazze del centro

Enrico Bordin
PADOVA. Domani a mezzogiorno Enrico Bordin sarà interrogato dal gip padovano Lara Fortuna, chiamata a convalidare l'arresto del trentunenne figlio del consigliere circoscrizionale eletto per la Lega Nord, Giorgio Bordin, noto come nemico giurato di tossicodipendenti e spacciatori. Arresto giustificato dall'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Da giovedì notte è rinchiuso nella casa circondariale di Padova il ragazzo, che lavorava come cameriere nella centralissima osteria «Ai do Archi» in via Sauro, a due passi da piazza dei Signori.
Appena trasferito in caserma, il giovane si era subito assunto le proprie responsabilità sostenendo che i genitori erano estranei a tutto. In carcere è apparso tranquillo al difensore, l'avvocato Pietro Caporello: «Ha ammesso la coltivazione delle piante... I 4 chili di marijuana? È semplicemente fogliame potato nel corso dei mesi. Si fuma l'infiorescenza, è noto che le foglie non hanno alcun principio attivo».
In serata il legale ha trasmesso una nota. La detenzione della droga? «All'atto dell'arresto il mio assistito ha ammesso le proprie responsabilità esclusivamente in relazione al possesso per uso personale delle piante di canapa indiana sequestrate... non già circa l'accusa di spaccio contestata». Il legale ha ribadito che Enrico «respinge l'accusa di detenzione a fini di spaccio, e ciò tanto più in relazione alle illazioni secondo cui lo stesso avrebbe approfittato del proprio impiego presso il pubblico esercizio ove lavora... Falsa la notizia che i 4 chili di fumo già pronto fossero destinati allo spaccio nelle piazze...».
Il giovane, insiste l'avvocato, nega anche di aver ceduto sostanza stupefacente in locali pubblici... «né tantomeno a studenti e giovanissimi». E "gli strumenti da lavoro" sequestrati? «Non corrisponde al vero che Enrico Bordin detenesse bilancini di precisione (è stata sequestrata una singola bilancia da cucina), né sono mai state rinvenute lampade a infrarossi o altra apparecchiatura utilizzabile per attività di coltivazione professionale delle piante di canapa».
Restano da motivare i 77 milioni di euro trovati dai carabinieri. «La somma di denaro rinvenuta durante la perquisizione è riconducibile ai genitori, come sarà cura di questo difensore dimostrare documentalmente all'autorità giudiziaria». Intanto il pm Vartan Giacomelli ha ordinato una serie di accertamenti per verificare se le buste-paga dei genitori e del ragazzo siano compatibili con la giustificazione che quei soldi (77 mila euro custoditi in casa e peraltro non in banca, aspetto assai singolare) siano frutto di risparmi di lavoro.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video