Maxi-sequestro di Gratta e vinci
La finanza recupera 25 mila tagliandi fasulli: denunciate 15 persone

Una truffa milionaria. Dopo un primo sequestro di Gratta e Vinci fasulli (8 mila pezzi), la guardia di finanza di Padova ha fatto il bis, recuperando altri 25 mila tagliandi. I militari calcolano che solo in Veneto siano stati venduti circa 300 mila Gratta e Vinci «taroccati». Un numero che ha consentito agli ideatori della truffa e ai commercianti compiacenti di intascare cifre per un ammontare di quasi un milione di euro.
I conti sono presto fatti: ogni Gratta e Vinci veniva venduto ad un prezzo che variava da uno a dieci euro. Il 50 per cento dell’incasso finiva direttamente nelle tasche dei rivenditori (a fronte di un 8 per cento previsto per legge con i tagliandi veri). L’altro 50 per cento se lo spartivano i responsabili della ditta che stampava i Gratta e Vinci fasulli (la Editime srl di Milano, ora fallita) e chi distribuiva i biglietti (la Orogroup di Piove di Sacco di Mirco Forin e Giorgio Campassi, entrambi denunciati). I rivenditori acquistavano forniture di Gratta e Vinci fasulli per un controvalore di 400 euro alla volta, che fruttavano un utile netto minimo di 180 euro.
Alcuni di loro hanno dichiarato agli investigatori di essere vittime a loro volta, perché non sapevano di aver acquistato partite di biglietti «taroccati». Molti, tuttavia, non sono stati creduti: i militari, infatti, hanno trovato riscontri del fatto che i commercianti sapevano bene che i tagliandi erano finti. In totale la finanza ha denunciato 15 persone.
Dunque, dopo il titolare della stazione di servizio di Fontaniva, sono finiti nei guai altri commercianti, tutti della Bassa. I 25 Gratta e Vinci falsi, infatti, sono stati sequestrati a Vo’, Monselice, Boara Pisani, Megliadino San Fidenzio. Per tutti, a vario titolo, le accuse sono truffa aggravata, frode in commercio, esercizio abusivo di attività di gioco e manifestazioni a premi vietate in concorso. Accuse di cui dovranno rispondere oltre che i responsabili della Orogroup, anche Leris Forno, titolare di un bar di Monselice, Mara Rasi proprietaria di un locale pubblico di Boara Pisani e i titolari del bar il Secchio delle Streghe di Vo’.
Proprio in questo locale è stato fatto il sequestro più ingente di tagliandi falsi. Evidentemente, nonostante la settimana scorsa la finanza avesse già messo a segno un primo sequestro, i commercianti che avevano acquistato i biglietti-truffa si sentivano sufficientemente sicuri. Ma hanno sbagliato: i militari del colonnello Ivano Maccani (comandante provinciale delle Fiamme Gialle), partendo dalla ditta che li distribuiva (che ora si occupa di tutt’altro), sono risaliti a tutti (o quasi tutti) i venditori sul territorio.
I finti tagliandi erano del tutto simili a quelli delle lotterie istantanee commercializzate dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (aams) e avevano sempre nomi accattivanti: jackpot express, bingol, la cassaforte, il paroliere, easy slot, dado pazzo. Per questo motivo gli investigatori della finanza consigliano di fare attenzione: i tagliandi devono avere stampato nella parte posteriore il marchio previsto per legge.
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