Mazzacurati «malato», comincia la battaglia legale
VENEZIA. Il Mose, quello che va in scena in Tribunale, vivrà un’altra udienza di forte tensione dibattimentale il 6 ottobre prossimo, quando si discuterà se Giovanni Mazzacurati potrà essere sentito o meno in aula. Mercoledì doveva essere presente. Il suo legale, Giovanni Battista Muscari Tomaioli, sostiene di no e ha portato un faldone di documenti medici che dimostrerebbero il grave stato di demenza senile che affligge l’ingegnere. Il quale ha vuoti di memoria, soffre di giramenti di testa che gli impediscono di camminare e di volare. Il super testimone delle mazzette pagate per la realizzazione del Mose è rimasto negli Stati Uniti, dove ora vive dopo la scarcerazione.
In attesa del 6 ottobre, i legali degli imputati, finiti in carcere per colpa delle dichiarazioni di Mazzacurati, hanno incaricato dei periti per verificare la documentazione medica depositata dalla difesa del grande accusatore. Loro, fermi nella loro posizione, chiederanno l’esame in aula, mentre difesa e pubblica accusa, quest’ultima rappresentata dai pm Stefano Ancillotto e Stefano Buccini, si batteranno per acquisire come prova le dichiarazioni di Mazzacurati fatte durante gli interrogatori seguiti all’arresto. Prima di decidere è molto probabile che il tribunale, presieduto da Stefano Manduzio, nominerà a sua volta dei periti per valutare la documentazione medica.
L’altro argomento della vicenda mazzette e Mose, riguarda l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Infatti l’accusa, grazie alle indagini della Guardia di Finanza, sta dimostrando che l’ex esponente del centro sinistra, oltre ai soldi che Mazzacurati sostiene di avergli dato nelle bustarelle, ha intascato illegalmente altri 220mila euro. Soldi non presi alla luce del sole, come lui sostiene, ma attraverso un giro di fatture false. E a pagare non erano le ditte che tra l’altro lavoravano al Mose, ma, in nero, lo stesso Consorzio Venezia Nuova. Sostanzialmente l’accusa è convinta che soldi pubblici sono stati usati per pagare, in nero, l’ex sindaco Giorgio Orsoni.
Nessuno stupore, del resto il Cvn finanziava tutti: «Non c'erano grandi distinzioni tra destra e sinistra, il Consorzio Venezia Nuova puntava sulle persone, sceglieva i candidati da appoggiare» ha spiegato in questo processo, due udienze fa, uno dei due testimoni chiave del processo per la corruzione del Mose, Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani. Baita ha riferito soprattutto ciò che Mazzacurati gli raccontava, anche se in qualche occasione le tangenti è stato lui a consegnarle, «ma mi è capitato poche volte». Ha parlato in due udienze in questo che è il processo all'ex sindaco Giorgio Orsoni, all'ex presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, all'ex ministro Altero Matteoli, tutti imputati di cui ha riferito ampiamente.
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