Mediaset Extra rispolvera Colpo Grosso e le ragazze cin cin

I palinsensti all'epoca del Coronavirus, torna il programma cult che lanciò l’imprenditore Panto nel mercato nazionale degli infissi. Umberto Smaila: «Voglia di leggerezza, oggi come allora»

Legioni di fan conquistate in mezzo mondo, con un format diventato internazionale ed esportato su larga scala. Era “Colpo Grosso”: tra il 1987 e il 1992, il programma tivù in onda su Italia 7 divenne icona popolare grazie alle ragazze “cin cin”, agli spogliarelli e agli stessi concorrenti, pronti a denudarsi per portare a casa il montepremi del più sexy dei casinò.

Più di mille puntate che portarono nelle notti italiane una bella risalita degli ormoni maschili e un certo grado di spensieratezza; quella stessa leggerezza che, forse, si cerca oggi, in tempi di segregazione forzata per coronavirus. Un grande sponsor: il trevigiano Panto che da qui cominciò il suo decollo nel mercato nazionale degli infissi.

Mediaset Extra ripropone il meglio della trasmissione da giovedì scorso e fino a data da destinarsi, tutti i giorni dalle 2 di notte alle 6 del mattino, per i nottambuli incalliti e i nostalgici delle soubrette tutte “champagne e sapone”.

Al timone, come tutti ricordano, il conduttore Umberto Smaila.

Che cosa prova, più di trent’anni dopo, a rivedere in tivù quelle immagini?

«L’emozione nel vedere tornare quel momento della mia vita c’è, anche se la cosa più coinvolgente sarebbe poter uscire liberamente di casa e dire a qualche passante: “Ehi, c’è Colpo Grosso in tivù!”. Al di là delle battute, fu un momento molto bello e lo è anche oggi. In questi giorni ricevo decine di chiamate da amici vecchi e nuovi che si congratulano. Si vede che abbiamo lasciato un bel ricordo nell’immaginario collettivo».

Quali furono i punti di forza di “Colpo Grosso”?

«L’ho sempre visto più come un varietà che non come un programma “erotico”. Quello il pregio più grande, in fondo era solo un gioco. Ed era inserito in un’epoca che ora non esiste più: i tempi della Milano da bere e la presenza di un certo grado di positiva superficialità, che faceva apprezzare meglio le cose importanti, quando accadevano».

Potrebbe esserci spazio per una nuova edizione?

«Molto difficile. All’epoca le ragazze in topless facevano scalpore e scandalo, ora un nuovo “Colpo Grosso” verrebbe bollato come programma per educande, non farebbe così tanta audience e tanto meno parlare di sé. È giusto rimanga un ricordo, anche perché, con quello che si vede sui social, avremmo troppa concorrenza».

Tra gli sponsor di Colpo Grosso ci fu Giorgio Panto, con i suoi infissi. Come lo ricorda?

«Con tanta malinconia. È stato un pioniere, oltre che un grande amico: organizzava spesso cene per gli addetti ai lavori, e una volta ho partecipato anche in compagnia di tutte le ragazze del programma. Fu uno dei pochi a credere nel potere dirompente che avrebbe avuto quella trasmissione, e questo gli portò anche popolarità: il nome Panto da Treviso si fece strada in tutta Italia, e gli ordini per lui arrivavano a catinelle. La sapeva lunga, e non aveva pregiudizi di sorta. Mi ha profondamente addolorato la sua scomparsa. L’anno successivo alla sua morte sono andato al Lido di Venezia: ci fu uno spettacolo a lui dedicato con tanti personaggi della televisione, fu un bellissimo modo di commemorarlo. Era anche un buon gourmet come me, andavamo a San Donà di Piave a cena e mi faceva preparare il radicchio di Treviso da portare a casa. Manca, come mancano tutti i grandi amici quando se ne vanno». —

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