"Mia figlia Jihad": espulso dall'Italia l'imam di Noventa Vicentina

Provvedimento del Viminale: "Potrebbe fiancheggiare il terrorismo". E' stato rispedito in Marocco
Mohammed Madad in una foto tratta dal suo profilo Facebook. +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++
Mohammed Madad in una foto tratta dal suo profilo Facebook. +++ ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++

NOVENTA VICENTINA. I suoi sermoni si erano progressivamente radicalizzati, testimoniando la sua vicinanza all'ideologia estremista di matrice salafita. Per questo Mohammed Madad, marocchino di 52 anni e imam del centro di preghiera islamica "Asonna"di Noventa Vicentina, è stato espulso dall'Italia con provvedimento del Ministero dell'Interno Angelino Alfano per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato.

Sul provvedimento c'è scritto che potrebbe agevolare organizzazioni o attività terroristiche, anche internazionali. Ma più dei documenti giudiziari parlano i fatti: aveva chiamato una dei suoi quattro figli Jihad, come la guerra santa contro gli "infedeli".

«Per motivi di sicurezza dello Stato espulso dall'Italia, su mio provvedimento, imam estremista. Senza sosta. Prevenzione» il commento in un tweet del ministro dell'Interno Alfano. L'imam è stato prelevato dalla Digos della Polizia di Vicenza, e dopo la convalida del provvedimento da parte del giudice di pace, imbarcato da Fiumicino su un volo per il Marocco.

Assieme all'espulsione gli è stato comunicato un divieto di reingresso in Italia particolarmente duro: in ragione della sua presunta pericolosità non potrà tornarci per i prossimi 15 anni.

Per il suo legale, Mario Faggionato, è un provvedimento infondato perché non contesta fatti specifici e ci sarà un ricorso al Tar. Madad era arrivato nel vicentino nel dicembre dell'anno scorso, diventando predicatore retribuito al centro Asonna, dopo aver svolto lo stesso ruolo nel Reggiano, dove era stato a capo di un luogo di culto islamico a Castelnovo Monti (Reggio Emilia).

Con la famiglia aveva vissuto a Carpineti, sempre nel Reggiano. Lì i suoi sermoni e la sua opera di proselitismo avevano già attirato l'attenzione della Digos reggiana. La polizia lo teneva sotto controllo, e quando si era trasferito era già scattata una prima segnalazione ai colleghi vicentini.

Ma la Digos della città veneta ha avviato l'indagine perché a Noventa Vicentina la predicazione dell'imam si era radicalizzata, contraddistinguendosi sempre più per i forti toni antioccidentali e per argomenti vicini a quelli dell'islam più estremista. Talmente intransigente, anche a riguardo della educazione dei minori (pare invocasse punizioni corporali per educarli ad essere buoni musulmani) che qualche fedele si era lamentato.

I fedeli infatti gli avevano chiesto di aprire una riflessione sulle stragi che stanno accadendo in Europa, ma l'imam non aveva mai accolto l'invito e in pratica non aveva mai preso le distanze dalla violenza. Il disagio dei fedeli era arrivato così fino alla questura vicentina.

Madad, in Italia fin dal 1990, prima di diventare iman aveva fatto l'operaio in una azienda di lavorazione di pollame, poi aveva tentato senza successo di aprire una macelleria islamica. Tra le altre cose, in cambio di denaro, proponeva perfino di eseguire rituali magici e le indagini avrebbero evidenziato anche comportamenti rigidi e intolleranti con i figli maschi, che sarebbero stati spesso picchiati.

 

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