Militante di CasaPound aggredito a Padova, salvato l’occhio

Operato il 32enne vittima degli scontri con gli antagonisti in Prato della Valle. Aumentata la vigilanza in città. Tre attivisti del centro sociale Pedro arrestati e altri 19 denunciati

Claudio Malfitano
Il gazebo distrutto subito dopo l’aggressione da parte degli antagonisti
Il gazebo distrutto subito dopo l’aggressione da parte degli antagonisti

È stato operato domenica 16 febbraio allo zigomo il 32enne militante di CasaPound che risulta il ferito più grave dell’aggressione di sabato scorso in Prato della Valle da parte di un gruppo di esponenti del centro sociale Pedro.

L’operazione al pavimento dell’orbita oculare è andata bene e fortunatamente non ci sono danni alla vista. Il giovane è stato colpito da un pugno, mentre un altro ragazzo ha avuto un trauma cranico per il colpo di una sedia.

Militanti del Pedro assaltano il banchetto di Casapound in Prato della Valle
Incontro alla sede di Casapound Padova

Gli altri tre militanti della formazione di estrema destra – che volantinava per il «rimpatrio totale» degli immigrati irregolari – hanno avuto solo leggere contusioni.

Dal punto di vista delle indagini la prima fase si è conclusa in poche ore, grazie al lavoro della Digos che ha identificato i protagonisti dell’aggressione: sono stati arrestati una ragazza di 22 anni e due giovani di 26 e 27 anni, ci sono poi state altre 19 denunce. In più il questore Odorisio ha disposto 12 fogli di via obbligatori da Padova per quattro anni e 11 avvisi orali.

Ma è ovvio che la tensione in città resta alta. Già nelle scorse ore sono stati disposti dei servizi di vigilanza sia in centro che attorno al centro sociale di via Ticino, all’Arcella. Le antenne restano alte per captare qualsiasi aumento della tensione, con l’obiettivo di rasserenare il clima ed evitare che possa alzarsi il livello dello scontro politico, riportando Padova indietro agli anni delle violenze tra rossi e neri.

Da parte del movimento di estrema destra, l’unica reazione dopo il comunicato di sabato che condannava l’aggressione, è stato uno slogan postato sul proprio gruppo Telegram: «Dopo l’aggressione di Padova nessun passo indietro: vi invitiamo a continuare partecipare ai gazebo in tutta Italia».

La vicenda ha sollevato comunque una forte polemica politica. Ieri è arrivata la presa di posizione del deputato vicentino di Fratelli d’Italia Silvio Giovine: «Si può essere d’accordo o meno con una proposta, ma la risposta non può mai essere la violenza – ha osservato – Invece, gli ambienti dell’antagonismo continuano a seminare odio e tensione, con la solita impunità garantita da chi, a sinistra, preferisce minimizzare o giustificare questi episodi anziché condannarli apertamente. Non bastano le dichiarazioni di circostanza, serve un rifiuto netto di ogni forma di intimidazione politica».

La polemica continua anche a livello cittadino. «Che si condividano o meno le idee di un movimento, la violenza non può mai essere accettata né giustificata. La democrazia si basa sul confronto, non sulle aggressioni fisiche», ha sottolineato il consigliere comunale Davide Meneghini.

Mentre Bruno Favero e Enrico Fasolo dell’Anpi di Legnaro sottolineano comunque il riemergere di atti e gesti del fascismo: «Non sono semplici gesti goliardici le marce con i saluti nazisti ma un segnale chiaro e inquietante – spiegano – L’intolleranza e l’odio sono in ogni atto di questo governo: nel decreto sicurezza, negli attacchi alla magistratura, nel bavaglio all’informazione. La politica torni a essere lotta e impegno, alla luce del sole».

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