Montagna minacciata da piogge e frane E il lago di Alleghe sfiora il marciapiede

Interrotto il traffico su Feltrina, strada Misurina-Carbonin e Alemagna. Passi Falzarego e Tre Croci bloccati per qualche ora



Montagna veneta minacciata anche ieri dal maltempo. Dopo la prima forte ondata di sabato pomeriggio, quando il vento e la grandine hanno provocato i danni principali, la scorsa nottata ha portato nuovi problemi soprattutto per l’importante quantità di pioggia caduta su tutto il Bellunese.



Particolarmente flagellate le strade, anche quelle molto trafficate, con disagi importanti nel Feltrino e in Cadore. La strada regionale 348 è rimasta chiusa anche per tutta la giornata di ieri, a causa di due smottamenti verificatisi a distanza ravvicinata all’altezza di Carpen. Veneto Strade e i vigili del fuoco hanno ripulito la carreggiata ma il pericolo ieri era ancora elevato e si attende che la situazione si stabilizzi. Oggi la Feltrina dovrebbe riaprire, ma nel frattempo il traffico è stato deviato lungo la Sp 1 della Sinistra Piave.

Rimane impossibile, invece, raggiungere l’Alto Adige dal Cadore, dopo che si è resa necessaria la chiusura della strada della Sp 9 da Misurina in direzione Carbonin, con decisione congiunta dei sindaci di Auronzo e Dobbiaco, a causa di una frana caduta sulla sede stradale, ma soprattutto per l’esondazione del lago di Landro, avvenuta ieri mattina. Per evitare rischi anche l’Alemagna è stata chiusa all’altezza di Fiames. Sempre a Cortina è stata chiusa per qualche ora e poi riaperta la strada tra Cortina e Passo Tre Croci a causa di una colata di ghiaia a Rio Gere. Chiuso anche il Falzarego, che poche ore dopo è stato riaperto a senso unico alternato. Riaperte anche la 51 bis tra Calalzo e Domegge, chiusa in mattinata, e la strada tra Castellavazzo e Podenzoi, interrotta nelle stesse ore sempre per la presenza di colate. Chiusa e riaperta solo in serata la ciclabile del Cadore all’altezza di Vodo.



A Belluno città il Piave è stato sotto stretta osservazione per tutta la giornata. La grande quantità di pioggia caduta in Valbelluna, sommata all’acqua scaricata dai torrenti di montagna hanno gonfiato il fiume che attorno all’ora di pranzo è cresciuto in maniera preoccupante. Sindaco e protezione civile hanno tenuto d’occhio il livello del Piave sotto il ponte bailey di Lambioi presidiando l’area per tutto il pomeriggio, pronti a chiudere il ponte se l’acqua avesse oltrepassato il livello di allarme, peraltro quasi raggiunto. Mentre a Belluno il tempo si rasserenava, infatti, sulle Dolomiti c’è stato un nuovo temporale.

Il lago di Alleghe non è esondato, ma solo per una manciata di centimetri, risparmiando quindi le abitazioni e la strada adiacente. Ad Alleghe ieri pomeriggio sono arrivati gli uomini della Protezione civile, una trentina, con i sacchi di sabbia che sono stati sistemati nei punti più vulnerabili del paese per prevenire allagamenti. Fortunatamente non sono serviti, ma per soli 14 centimetri.



Anche se il peggio è stato evitato, la conta dei danni sarà senza dubbio consistente. Il sindaco di Ponte nelle Alpi, dopo che sabato pomeriggio il Palamares è stato scoperchiato, parla di almeno un milione di euro di danni solo nel suo Comune, ma il conto potrebbe salire. «È ancora presto per capire esattamente l’entità dell’ultima ondata di maltempo», spiega Massimo Bortoluzzi, consigliere provinciale con delega alla difesa del suolo. Tra sabato e ieri Bortoluzzi ha fatto il giro di quasi tutta la provincia per verificare la situazione e aiutare i sindaci che potessero trovarsi in difficoltà: «Il problema principale è la rottura dell’acquedotto di San Vito di Cadore. Il danno quasi non si vede, ma è molto difficile da riparare e ha lasciato il paese senz’acqua».

A Cortina tanta pioggia l’altra notte e durante tutta la mattinata di ieri, ma questa volta i danni sembrano essere minori rispetto ad alcuni giorni fa. Vigili del fuoco comunque in azione in oltre dieci casi di emergenze, dovute principalmente ad allagamenti di garage e seminterrati. Tra questi, vi è anche il garage della casa di Alessandro Benetton e della moglie Debora Compagnoni, in località Crignes, con l’acqua fino a oltre mezzo metro e le pompe dei Vigili del Fuoco fisse per tutta la mattina a liberare lo stabile dall’acqua.—



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