Morellato, 100 store in Cina entro l’anno

Carraro insiste sul Far East. Banca Intesa: Veneto al livello delle migliori regioni europee per export

PADOVA. Un obiettivo chiaro per la fine dell’anno: 100 shop in Cina per vendere i prodotti Morellato e Sector dell’Azienda veneta Carraro. Con una solida base già conquistata: 4 store ad Hong Kong; uno a Macao e 40 sparsi per la Cina. Eppure il patron Massimo Carraro guarda molto più lontano: «Con meno di 200-300 punti vendita non si ha il polso della Cina». Umiltà prima di tutto, ma la storiografia del brand racconta una storia di successi esteri partita negli anni Novanta. Morellato nasce con papà Giulio nel 1930: già allora un visionario che proponeva cinturini per orologi da polso quando la moda imponeva ancora il ticchettio da tasca. Massimo ha dato il secondo colpo di reni, acquistando Sector (ed a ruota Philip Watch e Bluespirit) e pensando a gioielli accessibili per la donna moderna. Nel 1995 ha aperto il primo negozio a Hong Kong. Altre piattaforme a Dubai e Teheran. Il resto è una tessitura di joint venture, distributori stranieri e licenze che fanno da cassa di risonanza come Roberto Cavalli o Miss Sixty.

La via dell’internazionalizzazione è quella che propongono al sesto piano di via Trieste, a Padova, dove ha sede l’ufficio rivolto al business all’estero dell’Intesa San Paolo. Che ieri ha ospitato un convegno sui «Nuovi mondi e le nuove imprese». Solo che Carraro è partito 17 anni fa. «Basta con piccolo è bello; alla globalizzazione non c’è alternativa», scandisce, «ma non è una condanna: al contrario un’opportunità che conta 2 miliardi di potenziali clienti». L’Europa ha ancora un paio d’anni per mettere in pratica la globalization philosophy: i dati presentati ieri dicono che Asia, America Latina ed Europa dell’Est sono destinate a crescere. Il tasso di crescita cinese (+8,2%) su tutti. Sarà l’export dunque ad attenuare la recessione considerando che il peso dei nuovi mercati punta dritto al 50% del totale delle esportazioni. Cina, Russia, Messico e Turchia sono i 5 mercati a più alto potenziale di export. Non ci sono settori più favoriti di altri, ma ci sono regioni più competitive e il Veneto è al secondo posto (con la Lombardia), con il 33,4% di esportazione, alle costole della Baden Württemberg tedesca (41,1%) e sopra la media italiana (23,6%). Senza dimenticare il fiore all’occhiello nostrano, la propensione a brevettare: negli ultimi 4 anni il 14,6% delle aziende venete ha creato qualcosa, di queste il 34,9% ha anche inclinazione all’export (sul totale di 64,3% che esporta). Nell'immediato, chi ha voglia di emergere deve guardare il Brasile: 2014 Mondiali e 2016 Olimpiadi.

Elvira Scigliano

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