Morto il giostraio ferito dopo l’assalto

di Marco Filippi
TREVISO
Manuel Major, il giostraio trevigiano di 37 anni di Giavera ferito sabato notte da un colpo di pistola alla testa sparato da un vigilante, è morto alle 18.15 di ieri. Una notizia era nell’aria dopo che nel primo pomeriggio i medici ne avevano dichiarato la morte cerebrale ed i familiari avevano dato il consenso all’espianto degli organi. «Un atto - ha spiegato il suocero, all’esterno del padiglione di neurochirurgia dove da sabato è ricoverato il genero - che sentiamo il dovere di fare».
La notizia della morte cerebrale di Major s’era diffusa nel primo pomeriggio di ieri, e rapidamente, nel piazzale del reparto di neurochirurgia, davanti al padiglione 9 del Ca’ Foncello, hanno iniziato a confluire i parenti del giostraio. Nessuna scena di disperazione, ma dolore contenuto tra le decine di parenti accorsi al capezzale del parente. Major era rimasto ferito, nella notte tra venerdì e sabato a Barcon di Vedelago, durante un conflitto a fuoco con una guardia giurata, mentre guidava una Bmw rubata a Silea, con a bordo altri due complici, con i quali, secondo gli investigatori, aveva effettuato tre assalti ai bancomat della provincia di Treviso, uno riuscito e due falliti. La lunga agonia è terminata alle 18.15, dopo che l’espianto degli organi.
La guardia giurata dei Rangers della Battistolli, Massimo Zen, dopo aver messo di traverso, in via Pomini, la sua pattuglia, aveva esploso tre colpi della sua pistola d’ordinanza, una Glock calibro 9, verso la Bmw station wagon grigio metallizzato a bordo della quale viaggiavano i tre banditi, che avevano appena effettuato un colpo a Falzè di Trevignano. Un colpo sul vano motore, un altro sul parabrezza dell’auto ed un ultimo sul bagagliaio. Il colpo esploso in diagonale, verso l’abitacolo dell’auto, è quello che ha colpito alla testa, l’autista della banda, Manuel Major. Il colpo non è mai stato estratto dai medici del Ca’ Foncello. Dal momento del suo ricovero all’ospedale di Treviso, la vita di Major è rimasta appesa ad un filo. Dopo una lunga agonia, nel tardo pomeriggio, ne è stata dichiarata la morte ed i familiari hanno dato l’assenso per l’espianto degli organi.
L’accusa nei confronti del vigilante passerà formalmente da tentato omicidio ad omicidio. Con quale sfumatura, se preterintenzionale o volontario, starà al sostituto procuratore Gabriella Cama a stabilirlo. Verrà anche disposta l’autopsia. Nel frattempo, il legale dei Major, l’avvocato Fabio Crea, sta già facendo i primi passi per tutelare la famiglia del giostraio. «Attendiamo l’esito delle analisi balistiche e delle indagini della magistratura per fare i nostri passi e le nostre valutazioni».
Nel frattempo la guardia giurata Massimo Zen, indagato dalla procura della Repubblica, si è preso dei giorni di ferie e, attraverso il suo legale, ha manifestato il timore di essere preso di mira, per vendetta. Ma, il legale dei Major, l’avvocato Crea ha ribadito che “i familiari di Manuel vogliono giustizia, non vendetta”.
Decisive, sul fronte delle indagini, saranno le perizie balistiche affidate ai carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale). Non dovranno stabilire soltanto quanti colpi sono stati sparati, la notte di sabato, in via Pomini a Barcon di Vedelago. Ma dovranno anche dire, se nel conflitto a fuoco sono stati esplosi colpi da altre pistole oltre a quella di Zen. Durante l’interrogatorio, reso davanti al pm Gabriella Cama, il vigilante Massimo Zen ha sostenuto di aver sparato soltanto perché s’era sentito minacciato da un’arma, puntatagli da un bandito che viaggiava sul lato passeggero. Un’arma che, secondo Zen, aveva esploso un colpo. E le tracce di quell’eventuale colpo che Zen dice di aver visto esplodere dovrebbero essere trovate nell’abitacolo della Bmw posta sotto sequestro dagli investigatori. In un campo, poco lontano dalla Bmw, abbandonata dai due complici di Major, è stata trovata una pistola giocattolo Beretta. Era l’unica arma che i banditi avevano con sè? Oppure è stato solo un diversivo?
Nel frattempo i carabinieri del reparto operativo provinciale continuano le indagini per risalire all’identità dei due complici di Major. Dopo che le perquisizioni nei campi nomadi della provincia, effettuate nell’immediatezza della sparatoria, hanno dato esito negativo, ora le indagini proseguono dal punto di vista tecnico.
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