Mose, il Pg insiste: Galan torni in carcere

Braccio di ferro al Tribunale di sorveglianza, il giudice si riserva. No della difesa: lo stato di salute del deputato è grave
Di Cristina Genesin
GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - USCITA DI GALAN DAL TRIBUNALE
GENESIN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - USCITA DI GALAN DAL TRIBUNALE

PADOVA. Braccio di ferro davanti al Tribunale di sorveglianza di Padova per decidere il destino giudiziario dell’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, attualmente deputato, presente con la moglie Sandra Persegato all’udienza blindatissima e chiusa al pubblico. Un’udienza nel corso della quale Galan non ha risparmiato alcune dichiarazioni spontanee per ribadire la sua innocenza («Ho percepito finanziamenti solo per la campagna elettorale da imprenditori che non hanno mai parlato»), l’affetto per la figlia («È stato per lei che ho deciso di patteggiare») e il maxi-risarcimento pagato (la multa di 2,6 milioni di euro saldati con la confisca di villa Rodella). La procura generale (rappresentata in aula dal sostituto Paolo Luca), ha espresso parere contrario alla concessione di qualsiasi misura alternativa al carcere, reclamando di fatto il suo trasferimento in un penitenziario, pur non pronunciando mai esplicitamente quella parola. Secondo il magistrato non sarebbero stati rispettati i criteri di legge previsti per la concessione dei benefici alternativi, come un percorso di revisione critica delle proprie azioni. Qualche esempio? La valanga di interviste concesse durante la detenzione domiciliare lamentando di non essere stato interrogato e il sospetto che abbia fatto sparire sanitari e caloriferi da villa Rodella prima della confisca (c’è un’inchiesta a Rovigo). Opposta la posizione dei difensori (i penalisti Niccolò Ghedini e Antonio Franchini) che, insistendo sulle precarie condizioni di salute di Galan – forti di una consulenza firmata da due esperti dell’Istituto milanese San Raffaele – hanno ribadito la richiesta dell’affidamento in prova ai Servizi sociali con possibilità di lavorare all’Ecofficina, cooperativa sociale di Battaglia Terme. Coop che gestisce un’azienda agricola dove l’ex governatore potrebbe essere impiegato nel settore amministrativo per “scontare” il resto della detenzione: nel luglio scorso aveva patteggiato due anni e 10 mesi nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Mose che ha scoperchiato il velo su oltre un decennio di appalti pilotati in cambio di lauti “stipendi” a politici e alti burocrati regionali. Alla fine il collegio si è riservato la decisione attesa nei prossimi giorni, non prima di aver ascoltato i periti nominati il 13 novembre. E che cosa hanno riferito i due periti, il professor Giovanni Zuliani, esperto di Malattie del ricambio, e il professor Francesco Avato, ordinario di Medicina legale, docenti nell’Università di Ferrara? Hanno confermato uno stato di salute compromesso da delicate patologie anche croniche che necessitano di una terapia complessa, sorveglianza medica, attività fisica e dieta. Non è stata esclusa l’incompatibilità assoluta con il carcere; tuttavia i due esperti hanno invitato a tener conto di un rischio di peggioramento, indicando l’eventuale possibilità di trasferimento in un penitenziario dotato di un centro clinico ad alta specializzazione. La difesa ha puntato l’indice sulla grave situazione fisica di Galan, sollecitando un approfondimento diagnostico prima di rigettare le richieste di misure alternative: altrimenti ricorrerà alle norme sullo “svuotacarceri”. Galan non ha potuto rilasciare nessuna dichiarazione: è detenuto, sia pure ai domiciliari. A fine udienza, l’abbraccio con la moglie.

È slittata al 2 marzo, invece, l’udienza per decidere la misura alternativa a carico dell’ex assessore Renato Chisso, in quanto ricoverato in ospedale per un intervento.

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