Movente del dramma legato alla gelosia

Il poliziotto avrebbe premeditato il delitto-suicidio accecato dalla gelosia e incapace di accettare la separazione
MIRA. Era convinto che la moglie avesse un altro uomo. Tutto è degenerato nel giro di poche settimane. Le liti un tempo inesistenti nella coppia, si sono fatte frequenti: lui che insisteva per sapere la verità, convinto di avere la “prova" della relazione; lei che - all'ennesima, accesa discussione - gli dice che vuole separarsi. Così lui ha deciso di ucciderla.


Secondo le prime ricostruzioni dei colleghi poliziotti della Squadra Mobile, coordinati dal pubblico ministero Fabrizio Celenza, è per questo che Luigi Nocco, 53 anni, l'ispettore tanto stimato dai compagni dell'Ufficio stranieri della Questura, sindacalista della Silp-Cgil, si è trasformato nell’assassino della moglie Sabrina Panzonato, 52 anni, infermiera all'ospedale all'Angelo. L'ha uccisa con un colpo della sua pistola di ordinanza esploso all’altezza della nuca, quasi un'esecuzione, dopo averla ferita al fianco con un coltello da cucina.


Due, tre secondi, poi Nocco si è sparato alla tempia, morendole accanto.


Lui, la pistola d’ordinanza la lasciava sempre in ufficio. Quel giorno, invece, l’aveva portata a casa: per questo negli inquirenti si è fatta strada la convinzione che l’uomo abbia premeditato il delitto, che non si sia trattato di un raptus.


La gelosia, l'incapacità di reagire al proprio dolore, di accettare che le relazioni cambino: o con me o con nessun’altro. Al punto da uccidere e poi uccidersi. Accade troppe e troppe volte: quasi sempre, lui uccide lei.


E questo sarebbe accaduto anche nella mente di Luigi Nocco.


Ieri sera, è durata fino a tarda ora la doppia autopsia affidata dal pubblico ministero Celenza al medico legale Antonello Cirnelli, per delineare nei dettagli quella che è stata la dinamica dell’omicidio-suicidio. L’indagine, in realtà, si chiude qui: con il suicidio di Nocco, non c’è alcun imputato da perseguire per la morte di Sabrina.


L’autopsia. Sabrina è stata accoltellata al fianco sinistro, in maniera profonda, ma non mortale. Ha cercato di difendersi, tanto che sulle mani ha dei tagli: forse è riuscita addirittura ad impossessarsi del coltello, che le poi stato trovato accanto. È scappata ed è caduta a terra, ha tentato di rialzarsi, dando così le spalle al marito, che l’ha raggiunta e le ha sparato alla nuca.


La lite. L'ultimo litigio, sentito dai vicini, risale alle 8 di giovedì mattina.


I due figli della coppia non sono in casa. Prima le urla arrabbiate tra i due, poi le grida disperate solo di lei. Nocco afferra un coltello in cucina e colpisce la moglie al fianco, all’altezza del torace, quando la donna è sulla porta di casa. Lei scappa lungo il vialetto d’ingresso, verso il cancello: perde molto sangue e quasi si aggrappa alla sua borsa, che si porta appresso come per proteggersi. Invoca aiuto, chiama l’amica Bruna.


L’uomo torna in casa, prende la pistola d’ordinanza, raggiunge la moglie: la strattona (la catena della borsa sarà ritrovata spezzata, a terra), lei cade e lui le spara un colpo di pistola alla nuca.


«Nemmeno il tempo di avvicinarmi alla casa: due, tre secondi al massimo e ho sentito il secondo colpo», ha raccontato Giancarlo Stocco, consigliere comunale del Pd, «a quel punto sono uscito di casa, ma era già tutto finito, la tragedia si era già consumata. Erano là davanti alla Punto, vicini, quasi uno sull’altro in un lago di sangue».


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