’Ndrangheta a Verona, le intercettazioni: «Tosi ce l’abbiamo per le palle»

VERONA. «Ma non solo lui! Ma c'ho anche Tosi per le palle!» esclama ridendo Nicola Toffanin, veneto purosangue ed esponente di spicco dell'ipotizzata organizzazione 'ndranghetista veronese, mentre conversa con il suo sodale Francesco Vallone. Si tratta del consueto atteggiamento sbruffone che vige in certi ambienti, riportato nell’ordinanza dell’inchiesta veneziana.
I due stanno per concludere un accordo con Andrea Miglioranzi, all'epoca presidente dell'Amia, la società municipalizzata che si occupa dei rifiuti a Verona. «In questo momento conta più lui che Tosi» riferendosi a Miglioranzi e in questo caso i due non sono così lontani dalla verità.
Andrea Miglioranzi, ex Forza Nuova, punto di riferimento politico della curva dell'Hellas Verona, è approdato nel giro tosiano che conta e presiedendo una grossa municipalizzata è in grado di distribuire favori, incarichi, lavori: tutte risorse vitali per fare politica (in un certo modo). Tutte risorse che l'amministrazione comunale non ha più in quelle quantità. «Arriviamo a una situazione che lo portiamo dove vogliamo noi! in cui ci dà sempre da mangiare! Sempre!» dicono divertiti.
La “passione” per la politica in certi ambienti non la scopriamo certo oggi. La convergenza di un ampio spettro di famiglie e gruppi originari della provincia di Crotone emerge in modo evidente in occasione di una campagna elettorale. Parliamo della mobilitazione per le elezioni amministrative del 2012 che portarono alla rielezione di Flavio Tosi alla guida del Comune di Verona – e in particolare del sostegno offerto al candidato Marco Giorlo.
La rappresentazione plastica di questa convergenza si è avuta in occasione della cena elettorale organizzata in un agriturismo fuori mano dove si ritrovarono – in quello che poteva apparire come un grande banchetto nuziale – trecento membri di famiglie residenti a Verona ad applaudire Giorlo, fino a esporre uno striscione con su scritto: «Vogliamo Giorlo assessore».
Alla mobilitazione erano presenti i Giardino al gran completo. I Giardino si spenderanno per quella campagna elettorale che porterà alla rielezione di Tosi. Alfonso, tra gli imputati dell'odierna inchiesta – racconta ad un parente: «L’ho aiutato davvero e te lo posso giurare dove, se si trova alla poltrona si trova per me, questo che gli ho girato non so quanti voti, quanti gliene ho tirati fuori non hai nemmeno l’idea tu, mi sono massacrato giorni e giorni però vedi ora grazie a Dio è riconoscente, mi ha detto “io per i Giardino faccio tutto, per i Giardino, perché i Giardino a me mi hanno aiutato”, mi ha detto lui, siccome è responsabile di tutti i centri sportivi di Verona, di tutti, sono i suoi, sotto le sue mani».
«I Giardino hanno molti rapporti con persone altolocate del Nord Italia – leggiamo nella relazione investigativa dei Carabinieri di Crotone del marzo 2014 - tra cui figurano anche esponenti politici del veronese, con i quali iniziano una trattativa che riguarda appalti pilotati e l’affidamento della gestione di un centro sportivo comunale che loro sperano di ottenere in cambio dei voti che hanno raccolto per sostenere il “politico amico”». Uno dei segnali che portarono, nel marzo 2015 la Commissione parlamentare antimafia a richiedere alla prefettura e al Comitato per la sicurezza, di nominare una commissione d’accesso per il Comune di Verona, l'anticamera dello scioglimento dell'amministrazione per infiltrazioni mafiose.
Dall'appoggio a Giorlo i Giardino non ottennero nulla, l'assessore li prese in giro e li lasciò con un pugno di mosche in mano e il 15 febbraio 2015 a Isola della Scala viene incendiata una villa già di proprietà di Marco Arduini, il faccendiere che teneva i contatti tra la famiglia e l'assessore.
Nel caso trattato in questa inchiesta l'accordo tra Vallone, Toffanin e i vertici dell'Amia va a buon fine. Toffanin frequentava i medesimi ambienti politici di Miglioranzi, si conoscevano già e, soprattutto, si trattava di un accordo «pulito senza nessuna faccia e senza niente» come ricordano, cioè senza pubblicità. «Al massimo tra dieci anni usciamo su Report» dichiara Toffanin riferendosi alle inchieste televisive che inguaieranno Tosi per i suoi rapporti con la 'ndrangheta. Qui siamo in presenza di un accordo di sottogoverno, dove avvengono gli accordi veri, concreti. E Toffanin queste cose le sa. A differenza dei suoi sodali calabresi, Alfonso Giardino in testa, ai quali, un paio di anni prima, i contatti con l'“alta società” aveva dato un po' alla testa e non erano riusciti a gestire il gioco. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova