Neonati prematuri in Veneto. Diletta, nata “peso piuma” e diventata un “terremoto”

La bambina oggi ha 6 anni, alla nascita pesava appena 630 grammi

Il papà: «Con l’équipe del professor Baraldi professionalità e tanta umanità»

Elena Livieri
Massimo Sartori con alle spalle la foto della figlia Diletta
Massimo Sartori con alle spalle la foto della figlia Diletta

PADOVAQuando è nata pesava 630 grammi e i primi tre mesi di vita sono stati una difficile lotta per la sopravvivenza. Oggi Diletta ha sei anni, frequenta la prima elementare e - assicurano mamma e papà - è un vero terremoto. La sua storia, che è quella di tanti bimbi prematuri, è stata raccontata  dal papà Massimo Sartori, intervenuto nell’Azienda Ospedale Università di Padova insieme al professor Eugenio Baraldi, direttore della Terapia intensiva e Patologia neonatale, in occasione della Giornata mondiale della Prematurità.

«Mia moglie Luisa è rimasta incinta nell’aprile del 2015 di due gemelli e a luglio sono iniziati i problemi. Lo scenario man mano che passavano i giorni e le settimane era sempre più cupo finché si è rotto uno dei due sacchi. Il 30 settembre i medici hanno deciso di farle il cesareo, nonostante fosse solo alla venticinquesima settimana. Sono nate Diletta, 670 grammi, e Camilla, 630. Camilla, che era quella a cui si era rotto il sacco, purtroppo il mattino seguente è morta. Per me e mia moglie, prima esperienza genitoriale, è stato un doppio trauma».

«Restava però Diletta e a lei insieme a tutta l’équipe del professor Baraldi abbiamo dedicato tutte le cure. Era molto dura a volte vedere questa neonata minuscola con il sondino per mangiare e il chip up per respirare. Il 30 dicembre, raggiunto un chilo e mezzo di peso, Diletta è venuta a casa con noi. E oggi, al suo primo anno di scuola, è un vero terremoto».

Papà Massimo ricorda le cure mediche ma anche quelle dell’animo che ha trovato nel reparto: «Al di là dell’indiscussa professionalità» sottolinea, «io ringrazierò sempre per la grande umanità perché insieme ai bimbi questi medici si prendono cura anche di noi genitori».

L’Unità diretta dal professor Baraldi fa circa 400 ricoveri l’anno e dal 2000 a oggi ha “salvato” 600 neonati prematuri. Esegue il servizio regionale di trasporto del neonato critico e l’assistenza neonatale in sala parto, oltre a essere in prima linea sul fronte della ricerca e della formazione. Il reparto conta 35 postazioni: 20 di Terapia intensiva, 15 di Semintensiva e una stanza per i genitori.

«Trent’anni fa la sopravvivenza dei prematuri era del 40%, oggi siamo al 90» sottolinea Baraldi, «e riusciamo a salvare anche neonati che nascono in 23 o 24 settimane».

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