“Non odiare” l’esordio di Mancini incrocia gli ideali del nuovo Gassmann

Mauro Mancini si è ispirato a un breve trafiletto di cronaca per la sua opera prima “Non odiare”, unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica. In Germania un medico ebreo si era rifiutato di operare il paziente dopo aver notato una croce uncinata tatuata sul suo braccio. Nel film Simone Segre (Alessandro Gassmann) è un affermato chirurgo di origine ebrea che assiste a un incidente: dopo aver realizzato che l’uomo in fin di vita è un neonazista, lo abbandona al proprio destino. Corroso dal senso di colpa, il medico rintraccia la famiglia della vittima – Marica (Sara Serraiocco) la figlia maggiore, Marcello (Luka Zunic), adolescente irrequieto contagiato dal seme dell’odio razziale e il piccolo Paolo – senza però rivelare ciò che ha fatto, alla disperata ricerca di una assoluzione. “Non odiare” suona come un undicesimo comandamento laico contro l’intolleranza che intossica la società. «Il titolo del film» spiega il regista «riassume il senso di una storia in cui tutti sono, allo stesso tempo, vittime e carnefici. Tutti odiano e sono odiati».
Un’opera prima che vuole essere un punto di partenza per riflettere sui nostri tempi e che Alessandro Gassmann ha voluto fortemente interpretare. «È un film necessario e attuale» dice l’attore. «Basta guardare a quello che sta succedendo in America, anche se in Italia, soprattutto leggendo ciò che gli haters scrivono sui social, non è che le cose vadano meglio. Eppure, dovremmo avere gli anticorpi contro il fascismo che trova la sua linfa proprio nella paura e nell’intolleranza. La vicenda, inoltre, mi tocca da vicino: mia nonna era ebrea e ha vissuto la tragedia delle deportazioni e dei campi di concentramento».
Come si sarebbe comportato Alessandro Gassmann se si fosse trovato ad affrontare il dilemma morale del protagonista? «Personalmente avrei soccorso il ferito, ma non perché sono buono. Anzi, da giovane ammetto di aver reagito con aggressività alle prepotenze. Con la maturità, grazie alla lettura e al cinema, ho realizzato che l’avversario non è un nemico da abbattere ma qualcuno con cui dialogare».
Più introspettivo, votato da qualche anno alla causa ambientalista, Gassmann confessa di non avere più voglia di interpretare film ridondanti, preoccupati di spiegare al pubblico ogni cosa. «Il film di Mancini mi ha conquistato per i suoi silenzi, per gli sguardi. Ho voglia di ruoli più vicini al mio punto di vista etico e politico».
Anche per Sara Serraiocco “Non odiare” è un’opera che deve far riflettere: «Il mio personaggio porta il fardello di odio originario che affronta con la forza interiore di una sorella-madre che, allo stesso tempo, è fragile e attratta dal protagonista. È un film che parla anche di contraddizioni e diversità: una forma di cinema urgente che si assume la responsabilità, e il diritto, di educare lo spettatore».
Dal 10 settembre nelle sale. —
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