Nuovo dpcm, Veneto in bilico tra verde e arancione: trattative nella notte, oggi la stretta
Il crinale è rappresentato dal tasso di contagiosità, Rt: mentre scriviamo, il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità colloca l’indice nostrano a 1,48, ovvero in zona verde ma a due frazioni di punto appena dal temuto grado arancione

VENEZIA. Trattative notturne sul filo del rasoio. Se il “semaforo” che scandisce l’allerta Covid riserverà al Veneto il sospirato raggio verde, la nostra regione sconterà le restrizioni dettate dal nuovo Dpcm all’intero territorio nazionale - coprifuoco dalle 22 alle 5, centri commerciali chiusi in week end e festivi, Dad al 100% alle superiori, capienza dimezzata sui mezzi pubblici - scongiurando però la “stretta” aggiuntiva riservata alle zone del Paese a maggiore rischio epidemiologico.
ECCO L'AUTOCERTIFICAZIONE
Viceversa, il prevalere della soglia successiva, l’arancione, comporterà ulteriori e più rigide misure di profilassi: limiti alla circolazione tra province, ristoranti chiusi per l’intera giornata, contrazione degli orari commerciali, in primis.
gli scenari e i rischi possibili
Gli scenari hanno scandito la lunga videoconferenza tra il Governo - rappresentato dal premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia - e le Regioni, con i presidenti al gran completo. Iniziato alle cinque della sera, il confronto è proseguito fino a tarda notte e, dall’unità di crisi di Marghera, ha visto protagonista il governatore Luca Zaia spalleggiato dagli assessori di riferimento, Manuela Lanzarin e Gianpaolo Bottacin.
ECCO IL DPCM
Tra indiscrezioni e smentite, si apprende che la gravità della situazione ha spinto i soggetti istituzionali a cercare un percorso condiviso, pur nella divergenza di valutazioni che, qua e là, ha acceso la discussione. Il semaforo, si diceva. A riguardo, il crinale è rappresentato dal tasso di contagiosità, Rt: mentre scriviamo, il monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità colloca l’indice nostrano a 1,48, ovvero in zona verde ma a due frazioni di punto appena dal temuto grado arancione.
mantoan e le terapie intensive
Attenzione, non si tratta di un valore assoluto ma di un indicatore che va combinato a 21 diversi parametri - efficienza del sistema ospedaliero, dotazione di terapie intensive, ampiezza del testing, capacità di tracciamento dei positivi, tra gli altri - e ciò consente un margine di fiducia a Palazzo Balbi, convinto di poter “scampare” all’imminente giro di vite. A riguardo, una mano è arrivata da una vecchia conoscenza, Domenico Mantoan; già direttore della sanità regionale e ora al timone di Agenas (l’agenzia del ministero della salute), ieri il manager è comparso in audizione parlamentare e, dopo aver rimarcato la scarsità di infermieri («Francia e Grermania dispongono di personale doppio rispetto a noi»), ha indicato nel Veneto il sistema ospedaliero a minor tasso di occupazione delle rianimazioni (16%), una condizione confortante - anzi un asset - conseguita grazie al raddoppio accelerato dei posti letto. Tant’è. Definite finalmente le “griglie” corrispondenti ai tre livelli di allerta, oggi sarà il Comitato tecnico-scientifico di Palazzo Chigi a pronunciarsi sui fatidici colori.
un quadro preoccupante
Certo il quadro è inquietante, come testimonia l’impennata di decessi, malati e ricoveri di queste ore, mai così elevati nella seconda ondata. «Siamo sulle montagne russe e ci attendono giorni difficili», le parole di Zaia «la nostra sanità sta compiendo uno sforzo straordinario ma è indispensabile che ciascun cittadino collabori. La gran parte delle infezioni ha origine domestica, vi prego, quando ricevete a casa estranei, o anche familiari e parenti non conviventi, indossate la mascherina correttamente e mantenete le distanze. Il Covid si avvia al picco e morde, dobbiamo resistere e ne usciremo». —
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