Nuovo lutto Marzotto, addio al conte Umberto

VICENZA. Otto mesi dopo l’addio al conte Pietro, la famiglia Marzotto piange un altro lutto. E’ morto infatti ieri a Lugano, dove viveva da qualche tempo, il conte Umberto. Aveva 92 anni e da almeno quattro soffriva di una grave malattia invalidante che gli aveva di fatto impedito di restare operativo nella sua vita di imprenditore.
Un Dna di tutta la famiglia, anzi della dinastia . Un codice genetico che è un tutt’uno con la città di Valdagno, anche se si fa presto a dire Marzotto. Ma di quale famiglia Marzotto parliamo, di quali rami della dinastia imprenditoriale nata con l’azienda di Valdagno nel 1836?
Tanti rami, tante famiglie, tantissimi eredi (ne vengono conteggiati 86). Una caratteristica dominante per parecchi rami: la cassaforte di ciascuno è ricca, anche più ricca di quanto fosse quasi una quindicina di anni fa, quando i rami sono stati separati dalla pianta madre e le famiglie dei fratelli Giannino, Italia, Laura, Paolo, Pietro, Umberto, Vittorio Emanuele hanno deciso di andare ciascuno per il proprio destino.
E sebbene Umberto Marzotto si fosse da decenni trasferito fuori provincia, sarà proprio la città della lana ad accompagnarlo nell’ultimo saluto: i funerali sono già stati fissati per giovedì 3 gennaio alle 11 nel duomo di San Clemente e la salma riposerà, come quella dei fratelli, nella cappella di famiglia nel cimitero valdagnese.
in realtà, Umberto aveva conservato un forte legame con il Veneziano, e Portogruaro in particolare. L’ultimo saluto sarà infatti preceduto dalla camera ardente che sarà allestita il 2 gennaio nella sede della Zignago spa di Fossalta.
Umberto Marzotto, figlio di Gaetano, nato nel 1926, terzo di sette fratelli (il primogenito Vittorio Emanuele, che sarà poi deputato del Pli, e Italia; e i fratelli più giovani Giannino, Paolo, Laura e Pietro), ha legato il suo nome alle industrie Zignago di Portogruaro, «una galassia di attività diverse - ricorda Giorgio Roverato, storico dell’economia e docente all’Università di Padova - tra lavorazioni agricole, trasformazione del cotone, vino».
Nel 1954, il conte Umberto convolò a nozze con Marta Vacondio. Lei divenne Marta Marzotto, e conservò il cognome del marito anche dopo il divorzio. Prima, molto prima, dal loro matrimonio nacquero cinque figli: Paola, Annalisa - morta nell’87 per fibrosi cistica a soli 29 anni - Vittorio Emanuele, Maria Diamante e Matteo, ex presidente della Fiera di Vicenza ed ex numero due di Ieg, l’unico che ancora vive a Valdagno. Il più conosciuto, il più mediatico. Che oggi lo ricorda così: «Un uomo di grande equilibrio e di buon senso, un mediatore che sapeva capire i momenti e le situazioni, e soprattutto un ottimo imprenditore. È stato per certi versi un veneto fuori dagli schemi, che ha sempre preferito evitare i riflettori. Oggi lo si sarebbe definito un marziano. Per me è stato un grande esempio».
Dopo il divorzio da Marta, Umberto si è unito in seconde nozze con Gemma Gerolimetto.
«Ho conosciuto Umberto a casa di Pietro Marzotto, quando si riappacificarono dopo una dura lite - ricorda Roverato - . Casus belli, era il 2002, era stata l’Opa Zignago su Marzotto, ideata da Pietro ma infrantasi contro la reazione di azionisti terzi. A quel punto Pietro votò contro l’operazione che lui stesso aveva proposto, con una frase divenuta celebre: “Poiché il mercato non gradisce e poiché i Marzotto non possono essere contro il mercato, l’operazione non si fa”.
In quell’occasione Umberto e Pietro si scontrarono, ma poi ci fu una pace vera».
Alla ricucitura contribuirono «le qualità umane e imprenditoriali» di Umberto, «un uomo di mediazione». Negli ultimi anni era stato ai vertici di Trenora, la holding a cui fa capo la Marzotto. Di recente, però, la malattia gli aveva negato ruoli operativi, lasciando il passo al figlio Vittorio. La stessa malattia che lo ha portato a vivere a Lugano, tra villa e clinica.
Una vita a tutta, quella di Umberto e dei Marzotto. Li chiamavano i Conti correnti. Per incontrarli, negli Anni ’50, non bisognava andare in banca, ma alla Mille Miglia: Vittorio, Giannino, Paolo e lo stesso Umberto, che ne ha corsa una, sfortunata.
L’altra corsa, quella della vita di Umberto Marzotto, si è conclusa ieri.
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