Oliviero Toscani dopo il licenziamento: «Lontano dai Benetton sto benissimo»

«Io, uomo della comunicazione, colpito dalla comunicazione stessa. Adesso devo difendere solo me stesso» 
AGOSTINI AG.FOTOFILM VILLORBA CONFERENZA SATAMPA DI LUCIANO BENETTON E OLIVIERO TOSCANI A FABRICA
AGOSTINI AG.FOTOFILM VILLORBA CONFERENZA SATAMPA DI LUCIANO BENETTON E OLIVIERO TOSCANI A FABRICA

TREVISO. Per la serie “C’eravamo tanto amati”, il giorno dopo l’allontanamento da Benetton Group tocca a Oliviero Toscani rispondere (a muso duro) alla famiglia e al gruppo di Ponzano, e nel nome della tradizione l’ormai ex “direttore creativo” lo fa entrando a gamba tesa, rilasciando una serie di dichiarazioni al vetriolo. Toscani ha rotto il silenzio ieri mattina dopo non aver commentato la rottura nelle ore immediatamente successive al “siluro” di Benetton.

«La frase è stata male interpretata» ha esordito ieri Toscani riferendosi a quel «Ma a chi interessa che caschi un ponte» affermato nel corso di una trasmissione radiofonica.

«Semplicemente, quel giorno a Fabrica - durante la visita dei leader delle Sardine - l’interesse non era parlare del Ponte Morandi. È ovvio che non intendessi dire quello che tutti hanno interpretato», e quello che ha comportato anche l’allontanamento dal gruppo di Ponzano, alle prese con una crisi reputazionale che non poteva far passare altri scivoloni.

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Eppure, le sensazioni del Toscani post-bufera sono tutt’altro che negative: «Mi sento benissimo, mi sono liberato dalle responsabilità di Autostrade allontanandomi dai Benetton. Io ero lì per fare altre cose e c’era il problema del Ponte Morandi. Ora basta, non devo più difendere nessuno, solo me stesso. Sono felice, mi sono liberato».

E ancora, sulla frase incriminata: «Non vuol dire che sono disinteressato alla tragedia, è assurdo pensarlo. Come altri cittadini, come tutti, condivido il fatto che sia tremendo quanto successo a Genova». Tutto un grande misunderstanding, quindi, un errore diventato irrecuperabile perché amplificato dalla portata e dall’irrazionalità dei social? «Ecco, questa è la comunicazione moderna» continua Toscani, «io, uomo della comunicazione, colpito dalla comunicazione stessa; chi di spada ferisce, di spada perisce».

Gli ultimi pensieri sono per gli hater dei social, gli “odiatori” che - per la verità da ben prima della frase su Ponte Morandi - non hanno risparmiato la gogna digitale a tutta la galassia Benetton, Toscani incluso. Ieri è arrivata anche l’ennesima stoccata dell’ex ministro leghista Matteo Salvini, che a Toscani ha dato dello «squallore umano», querelato perché «mi ha insultato in ogni modo».

«È tutto passato, tutto finito» conclude Toscani, «mi lascio alle spalle questa vicenda. Toscani non ha fatto cadere il ponte di Genova come qualcuno si diverte a ritrarmi sui social. Allora io che dovrei dire? C’è chi in queste ore sta sguazzando in questa situazione e si permette di giudicare. Ho grandi progetti in giro, finalmente mi dedicherò a quello che mi piace veramente. E non a difendere i ponti».

Nella giornata di ieri le scuse di Oliviero Toscani sono state accettate dal comitato Liberi Cittadini di Certosa e dai parenti delle vittime di Genova. «Non serve prendersela con Toscani, ma bisogna continuare a puntare il dito verso i veri responsabili, per avere giustizia e per impedire che mai più, la ricerca di grandi profitti con mezzi illeciti e sprezzanti della sicurezza e della vita umana, causi tragedie immani».

Per quanto concerne la struttura della società, la figura di Toscani non sarà sostituita. Non a breve e medio termine, almeno.

Formalmente Oliviero Toscani era i “direttore creativo” di Benetton Group e di Fabrica, posizione professionale che era stata creata ad hoc per il fotografo. Il timone di Fabrica resta saldamente nelle mani di Carlo Tunioli, storico amministratore delegato. Nulla cambierà per quanto riguarda l’attività di Fabrica e i progetti che sono in corso (con l’eccezione, forse, dei workshop in programma a Parma con lo stesso Toscani). 


 

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