«Oltre 3 mila maestre licenziabili in Veneto, sciopero per evitarlo»

La jesolana Michela Bortoletto tra i leader della protesta. Ha mobilitato le colleghe creando gruppi Whatsapp
Le maestre venete in partenza per Roma
Le maestre venete in partenza per Roma

PADOVA. Tra le cinquantamila maestre che in tutt’Italia verranno licenziate alla fine dell’anno scolastico perché in possesso del solo diploma magistrale, ci sono oltre 3 mila venete. E una parte di loro scenderà oggi in piazza, chi a Roma e chi anche a Venezia, per protestare contro gli effetti della sentenza del Consiglio di Stato in adunanza plenaria e per chiedere una sanatoria che salvaguardi i posti di lavoro.

La mobilitazione è scattata su iniziativa dei sindacati autonomi, ma anche di maestre non inquadrate in alcuna organizzazione. È il caso di uno dei leader della protesta veneta, una giovane insegnante jesolana con cattedra a Mira che nel giro di poche settimane, ha organizzato gruppi whatsapp in tutte le regioni italiane, arrivando a mille adesioni nel solo territorio veneto e ad oltre 2 mila follower della pagina Facebook “Docenti magistrali” creata per l’occasione. Lei, Michela Bortoletto, nessuna esperienza sindacale alle spalle, ma tanta rabbia per l’accaduto e altrettanta voglia di giustizia, spiega la rivolta con la gravità della situazione: perché, dice, qui non c’è il rischio, ma la certezza di venire licenziati a giugno.

Michela Bortoletto
Michela Bortoletto


«In 11 anni di insegnamento è la prima volta che succede, che c’è una mobilitazione così forte», sottolinea, «Il fatto è che ci è piovuta addosso la pronuncia della Plenaria e dopo un momento di sgomento abbiamo deciso di reagire. Siamo stati abbandonati da tutti, dai sindacati e dal ministero che non ci calcola. Così ho creato dei gruppi whatsapp divisi per regione, ciascuno di essi ha circa 170 partecipanti. Ogni gruppo ne ha poi al suo interno altri tre: quindi siamo una marea di persone. E ce la possiamo fare. Finora siamo stati una categoria divisa, tra diplomati magistrali e laureati in Scienze della Formazione. Io ho l’uno e l’altra, ma per effetto di un meccanismo contorto sono fuori comunque».



Questa mattina dal Veneto partiranno verso Roma, dove si tiene la manifestazione nazionale, oltre un centinaio di maestre, mentre altre 140 (insieme a un gruppo di genitori), saranno davanti all’Ufficio Scolastico regionale di Venezia dalle 13 fino alle 15. Alle 8, invece, le maestre in sciopero andranno ai cancelli delle loro scuole per distribuire volantini e affiggere cartelloni al fine di chiarire alle famiglie la ragione della protesta. «Spiegheremo che a giugno ci mandano tutti a casa, anche persone che lavorano da 15 anni», prosegue Bortoletto, «Come non bastasse c’è la spada di Damocle dei 36 mesi, una clausola inserita nella “Buona Scuola” per cui i contratti a tempo determinato possono essere fatti fino a un massimo di 36 mesi e poi stop». In pratica, dopo 3 anni, una maestra se non è stata nel frattempo assunta, non potrà più mettere piede a scuola. «Non è vero che uno sciopero non cambia nulla», prosegue la leader della maestre, «Nel 2000 il ministro Berlinguer si dimise per uno sciopero ben assestato. Questa è la nostra ultima spiaggia per salvarci. Siamo una categoria che non ha scioperato spesso, è un sacrificio per tutti, ma nessuno ci aiuta: alziamoci le maniche e aiutiamoci da soli». Lo sciopero delle maestre, naturalmente, potrebbe significare per i piccoli alunni un giorno in più di vacanze natalizie.
 

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