PADOVA. Isabella Noventa è inconfutabilmente morta nella villetta di Freddy Sorgato. La premeditazione c’era, eccome. E c’era pure la chiara volontà di sbarazzarsi del suo corpo. Si evince chiaramente questo nelle motivazioni con cui la Corte Suprema di Cassazione ha rigettato i ricorsi di Freddy Sorgato (51 anni di Noventa, ex fidanzato di Isabella), della sorella Debora (49 anni di Camin, ritenuta l’esecutrice materiale dell’uccisione) e di Manuela Cacco (58 anni di Camponogara). I tre si erano opposti alla sentenza del 9 ottobre 2018 con cui la Corte d’Assise di Appello di Venezia li condannava a 30 anni (i due Sorgato) e 16 anni e 10 mesi di reclusione per l’omicidio e la soppressione del cadavere di Isabella Noventa, impiegata 55enne di Albignasego.
Isabella Noventa viene uccisa nella notte del 16 gennaio nella villetta di Freddy, in via Sabbioni a Noventa. Ad ucciderla è Debora, sorella di Freddy (che invece confessa la morte della donna durante un gioco erotico), con colpi di mazzetta alla testa, una corda al collo e un sacco di plastica per limitare lo spargimento di sangue. Il cadavere viene gettato tra Piovego e Brenta. Viene anche organizzata una messinscena: una “finta” Isabella - la Cacco - che con il piumino bianco della vittima si fa volutamente riprendere da alcune telecamere a Padova, la notte della tragedia, per sviare le indagini.

Manuela Cacco, Freddy Sorgato e la sorella Debora
La sentenza di primo grado viene pronunciata il 22 giugno 2017 con rito abbreviato: 30 anni per i fratelli Sorgato, 16 anni e 10 mesi per la complice Cacco. Il 9 ottobre 2018 la conferma delle condanne in appello. Lo scorso 18 novembre la Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi formulati dai difensori degli imputati: l’avvocato Pierluigi Pieraccini (Freddy); i legali Cristiano Pippa e Giampaolo Cazzola (Debora); gli avvocati Alessandro Menegazzo e Fabio Dei Rossi (Manuela Cacco). Esito, questo, soddisfacente per le parti civili, gli avvocati Stefania Lazzaro (per la famiglia della vittima) ed Ernesto De Toni (per l’ex marito di Isabella).
Il ricorso di Freddy è quello più articolato. La Cassazione - lo si legge nella sentenza - rileva in questo ricorso un «radicale mutamento di strategia difensiva, basato sulla introduzione, per la prima volta in sede di legittimità, di elementi di fatto del tutto contrastanti con quelli acquisti al processo». Si mette addirittura in dubbio l’effettiva venuta di Isabella in casa di Freddy e la circostanza che lì abbia trovato la morte. L’avvocato Pieraccini ha infatti sottoposto tempestivi motivi nuovi alla Cassazione: Isabella, in quel 15 gennaio, aveva sì pacificamente cenato con Freddy, ma non ci sarebbe stata alcuna prova che lei poi fosse risalita, dopo la cena, sull’automobile dell’imputato, né che fosse giunta a casa sua e che lì fosse morta.
Il legale evidenzia un «inquietante vuoto probatorio»: zero certezze su chi ha ucciso Isabella, su come, quando e dove sia morta. Lo stesso legale sconfessa la dichiarazione resa da Freddy, secondo cui Isabella sarebbe morta a casa sua, per un incidente durante un gioco erotico. La dichiarazione, resa sotto la pressione psicologica dell’arresto, è messa in dubbio soprattutto da tre circostanze.
La prima: l’argine del fiume, dove Freddy spiega di essere disfatto del cadavere, era sbarrato da un cancello chiuso a chiave. La seconda: perché mai avrebbe dovuto usare una Golf invece dell’Audi, disponibile e certamente più comoda? La terza: troppa confusione dell’imputato sul numero di sacchi impiegati, sulle modalità di procacciamento della pietra usata come zavorra, sul punto esatto in cui il cadavere sarebbe finito nel fiume.
E poi la difesa di Sorgato avanza un’altra riflessione sul movente: più che nel rapporto amoroso tra Freddy e Isabella, le ragioni dell’omicidio si sarebbero dovute cercare in alcune vicende famigliari di Isabella e del fratello Paolo, e in particolare in alcuni prestiti ottenuti dai due «fuori dei circuiti ufficiali». Il cambio di strategia nella difesa di Sorgato, rilevato dalla Cassazione, non è stato preso in considerazione: il giudizio di Cassazione, infatti, si struttura sempre come giudizio di mera legittimità e il riferimento non può che essere a fatti del processo.
Per entrambi i Sorgato il ricorso contesta il tema della premeditazione. Ma la Cassazione è ferma: «Le censure sono tutte infondate, giacché nella condotta degli imputati ricorre un caso di premeditazione “di scuola”». Per premeditazione, ricorda la Cassazione, si intende il radicamento e la persistenza costante, per apprezzabile lasso di tempo, nella psiche del reo del proposito delittuoso.
Radicamento che nel delitto di Isabella è ben presente: «La decisione omicida, lo studio dell’occasione e dell’opportunità per metterla in atto e l’organizzazione del piano-trappola ai danni della vittima sono frutto di ampia concertazione, risalente almeno al giorno anteriore rispetto alla consumazione». Il 14 gennaio, il giorno prima dell’uccisione, si intensificano le comunicazioni tra i Sorgato e la Cacco (che riattiva peraltro una vecchia utenza telefonica del padre): si organizzano gli spostamenti per la sera del crimine, il procacciamento di quanto serve per liberarsi del corpo della vittima e poi l’allestimento della messinscena (la Cacco con il giubbino della Noventa in giro per Padova).
Non vi era volontà di soppressione. Questa la convinzione avanzata dal legale di Freddy alla Cassazione. Al momento del rilascio nel fiume del corpo della vittima, per la configurazione dei luoghi e per la siccità dell’epoca, il rinvenimento del corpo era infatti prevedibile. Insomma, era chiaro - così scrive la difesa - che quel corpo si sarebbe trovato.
Allo stesso tempo, il difensore di Debora ha contestato in sede di ricorso l’esistenza della prova della partecipazione dell’imputata all’eliminazione del cadavere. «Il corpo di Isabella non è stato più ritrovato proprio perché e solo in quanto i fratelli Sorgato se ne sbarazzarono gettandolo nel fiume» si legge però nella sentenza «Tale incontrovertibile risultanza non lascia spazio ad alcun ulteriore dibattito in ordine alla materialità, e imputazione soggettiva, della condotta». Per come era stato trafugato il cadavere di Isabella, il suo rinvenimento era impossibile.
Per Sorgato è stato inoltre eccepito il diniego dell’attenuante del risarcimento del danno: è stato sottolineato, però, che l’attenuante stessa presuppone che la riparazione sia integrale, mentre l’offerta avanzata da Freddy – la cessione della villetta in cui è avvenuto il crimine – non è stata ritenuta sufficiente a soddisfare questo imprescindibile requisito. E ancora, tra i motivi di ricorso non accolti c’è anche quello per il reato di atti persecutori (verso la Noventa) contestati alla Cacco. I legali di quest’ultima hanno annunciato un nuovo ricorso alla Corte Europea. —