A Padova nasce l’ambulatorio autogestito: «Sanità per tutti, senza esclusi»
Aprirà nel quartiere Palestro su iniziativa di un gruppo di giovani medici e psicologi e di altri professionisti in pensione. Si comincia con le consulenze mediche gratuite, ma si punta ad offrire visite ginecologiche e sportive, oltre che esami del sangue
Cure tutti e senza discriminazioni. Questo vuole offrire il primo ambulatorio popolare autogestito di Padova che verrà inaugurato tra febbraio e marzo nel cuore del quartiere Palestro.
Un progetto che unisce ragazzi e ragazze, giovani professionisti nel mondo della sanità, ed ex camici in pensione. Tutti volontari dell’Assemblea Salute e Cura – Padova e di Quadrato Meticcio, l’associazione sportiva dilettantistica e di promozione sociale disponibile ad accogliere questa “clinica dal basso” nella sua sede in via Toselli 5. Tra le mura gialle dell’edificio ben noto in quartiere chiunque troverà consulenza gratuita medica e fisioterapica, e ascolto psicologico.
Una spalla preziosa e preparata per chi non ha i mezzi, anche semplicemente linguistici, per far fronte alle proprie necessità di base, sulla scorta dell’ambulatorio popolare Caracol Olol Jackson di Vicenza.
Medicina non discriminatoria
Sullo sfondo dell’iniziativa c’è sì la denuncia della progressiva privatizzazione della sanità, ma anche la proposta di una maniera alternativa di curare. «Intendiamo contrastare marginalità ed esclusione dai servizi clinici basilari soprattutto di donne, migranti, e con figli a carico» racconta Anita Franceschi, psicologa 29enne (Assemblea), «Non tanto e non solo per colmare le lacune emergenti dal sistema nazionale sanitario pubblico quanto per promuovere un modello di medicina di genere, antirazzista, in alcun modo discriminatoria».
Laureata al Bo in Psicologia, Anita si sta formando come psicoterapeuta. Ha origini toscane ma Padova e l’ambulatorio sono i suoi progetti a medio-lungo termine.
Come nasce l’autogestione
Assemblea Salute e Cura – Padova racchiude psicologi, medici, fisioterapisti legati ad associazioni padovane, da un paio d’anni promotori di un dialogo sistematico in città sulle difficoltà di accesso ai servizi sanitari nel territorio.
«L’idea è da principio stata trovare un luogo in cui ovviare a questa mancanza, e dopo un anno di assemblee pubbliche alla Casa di Quartiere all’Arcella e allo spazio Stria in piazza Gasparotto, per cogliere dai cittadini i problemi più gravi, l’opportunità è nata dall’incontro con Quadrato Meticcio», ricostruisce la psicologa Franceschi. «L’associazione è radicata a Palestro, lotta per un welfare di prossimità raccogliendo e rispondendo ai bisogni della popolazione», spiega la vicepresidente ed educatrice Camilla Previati. Nel quartiere è altissima la presenza di nuclei familiari in alloggi popolari, di anziani in ristrettezze economiche, di migranti di seconda generazione.
Giovani e anziani al lavoro
Collaboreranno in ambulatorio circa venti persone. «Padovani tra i 25 e 34 anni laureati o in specializzazione come medici, psicologi con taglio di mediazione culturale e fisioterapisti» aggiunge Franceschi, «Medici pensionati e alcuni interpreti, fondamentali per abbattere la barriera linguistica e permettere agli stranieri senza medico di base anche solo di leggere gli esiti degli esami».
L’ambulatorio navigherà a vista: «Inizialmente forniremo attività di consulenza e, strada facendo, capiremo il margine d’azione legale entro cui muoverci per arrivare, in prospettiva, a erogare esami del sangue, visite medico sportive e ginecologiche», chiarisce.
Meno 45 giorni
Il tutto posa su una raccolta fondi da 5 mila euro aperta ancora per 45 giorni sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Risorse essenziali a dare forma all’ambiente e arredarlo: a comprare il cartongesso per la parete divisoria da erigere, scrivania, lettino e strumenti medici, un lavandino sanitario autosufficiente e una lampada da terra.
«Perché lo spazio diventi casa di un esperimento radicale dove la salute non è un privilegio» annunciano le promotrici.
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