Padova, sequestrati negozio “vip” e la barchessa di villa Molin
PADOVA. Nuova ombra della criminalità organizzata sulla città del Santo. Sono stati sequestrati la storica barchessa di Villa Molin in via Ponte della Cagna 104 e le quote della società “I Trulli”,...

LIVIERI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - ESTERNO GASTRONOMIA I TRULLI
PADOVA. Nuova ombra della criminalità organizzata sulla città del Santo. Sono stati sequestrati la storica barchessa di Villa Molin in via Ponte della Cagna 104 e le quote della società “I Trulli”, famoso e caro negozio del Salone, per un valore di 2,5 milioni di euro: nel mirino della Dia di Padova e di Lecce è finito Giuseppe D’Onofrio, 53 anni, originario di Fasano (Brindisi) vecchia conoscenza dei reparti investigativi antimafia data la sua “corposa biografia criminale”, come riporta l’ordinanza di sequestro del Tribunale di Brindisi, a cui ha trasferito gli atti il Tribunale di Padova. L’attività investigativa è stata avviata e condotta a Padova, con il coordinamento del procuratore capo Matteo Stuccilli e il pubblico ministero Maria D’Arpa. Il presidente del Tribunale Claudio Marassi ha dichiarato l’incompetenza territoriale rispetto alla decisione dei sequestri inviando gli atti ai colleghi brindisini. Secondo i giudici che hanno disposto la misura, eseguita ieri mattina, la barchessa e le quote societarie dei Trulli - intestate alla moglie di D’Onofrio, Annalisa Brondin - sono state acquisite con i proventi dell’attività criminosa che ha caratterizzato la carriera di D’Onofrio tra gli anni Ottanta e Novanta. Furti, spaccio e un fiorente contrabbando di sigarette che gli avrebbero permesso di mettere da parte un cospicuo patrimonio, poi reinvestito in Veneto, qui a Padova. Con il più comune dei sotterfugi, ovvero intestando tutto alla moglie. In realtà, all’atto di acquisito la barchessa di Villa Molin era stata intestata alla suocera di D’Onofrio e solo alla sua morte passata alla moglie. In quella storica dimora, per altro, risultano abitarvi solo la moglie e i tre figli, mentre il capofamiglia ha la residenza in un appartamento nel quartiere Raggio di Sole a Sant’Angelo di Piove, dove vive anche Pietro Labate, rappresentante legale della società I Trulli.
«La separazione tra D’Onofrio e la moglie non appare una separazione di fatto bensì una finta separazione consensuale» si legge nell’ordinanza, «che nel caso di specie non è condizione sufficiente per determinare la divisione dei coniugi. Di fatto i due oltre a non aver mai intrapreso la procedura della separazione legale continuano a lavorare a stretto contatto nel negozio I Trulli, di cui Annalisa Brondin è proprietaria e Giuseppe D’Onofrio dipendente».
Alla moglie di D’Onofrio sono state sequestrate le quote societarie dei Trulli, pari al 90 per cento del totale. Il restante 10 per cento è intestato al cognato del D’Onofrio, Vittorio Brondin, che non risulta intaccato dal provvedimento. L’attività proseguirà ora sotto curatela fallimentare. La famiglia D’Onofrio dovrà invece lasciare la barchessa, sequestrata ai fini della confisca. L’immobile era stato pagato 400 milioni di lire nel 1997 e nell’atto di compravendita l’acquirente risultava la suocera di D’Onofrio.
Due mesi prima il cognato aveva acquistato tramite la società Avenue un’altra porzione di fabbricato attiguo a Villa Molin - abitazione piano terra e primo piano - con due porzioni di terreno destinate a corte e parcheggio. La società Avenue è la stessa a cui risulta intestata la Porsche Carrera regolarmente utilizzata da Giuseppe D’Onofrio. Sempre nel 1997 viene creata la società I Trulli capitale sociale 50 milioni di lire (l’oggetto sociale è il commercio all’ingrosso e al minuto di generi alimentari): il 90% è della moglie di D’Onofrio (45 milioni di lire), il 10 per cento del cognato (5 milioni di lire).
Le indagini della Dia hanno proseguito su un binario parallelo per ricostruire la carriera criminale del D’Onofrio e passare sotto la lente di ingrandimento i redditi suoi e dei familiari: dichiarazioni Irpef quasi inesistenti».
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