Padre Rock, Pimpy parla al giudice "Don Paolo è il padre di mio figlio"
Prima udienza per il riconoscimento del bambino di 8 anni che la mamma, una cinquantenne padovana detta Pimpy, sostiene sia figlio naturale di don Paolo Spoladore, il sacerdote cantautore noto come "Donpa" o "Padre Rock". L’ex parroco di San Lazzaro ieri non si è presentato dal giudice Maria Teresa Rossi

don Paolo Spoladore
PADOVA.
"Pimpy" ha spifferato tutto al giudice del Tribunale per i minori Maria Teresa Rossi. Con lo slancio dell’ex innamorata del sacerdote-cantautore-guru don Paolo Spoladore detto 'Donpa' ma con la rabbia di chi si sente abbandonata al proprio destino assieme al suo bambino di 8 anni che continua a chiedere del padre. Un interrogatorio-verità durato poco più di un’ora, presente l’avvocato Maria Pia Rizzo. Ma la prima udienza per il riconoscimento della paternità ha riservato una sorpresa: 'Donpa' non si è costituito in giudizio. Assistito dall’avvocato Rosa Carla Nardacchione, ha scelto di rimanere al riparo dai riflettori mediatici. Anche perché il Tribunale ecclesiastico della Diocesi, ultimata l’indagine "previa" contemplata dal codice di diritto canonico, sarebbe sul punto di prendere una decisione di merito. Intanto anche l’Ordine di medici ha finito di raccogliere i dati salienti da portare in Commissione in riferimento ad una valutazione deontologica sui corsi di formazione tenuti da don Spoladore a Santa Maria di Sala.
"Entro fine estate prenderemo una decisione" assicura il presidente Maurizio Benato. L’istruttoria dell’Ordine non verte ovviamente sulla paternità o meno del sacerdote-rock bensì su eventuali implicazioni medico-professionali non conformi alla prassi deontologica, in considerazione del fatto che a quelle lezioni partecipa anche il medico generalista Raffaele Migliorini, con studio in corte San Clemente.
Ma è sul riconoscimento della paternità che ieri l’insegnante-pisicologa quarantottenne 'Pimpy' ha declinato la sua congiunzione non spirituale col «Donpa», quando era parroco a San Lazzaro, quando alla messa cantata (e musicata) alla domenica arrivavano centinaia di fedeli, attratti da quel prete-messia guaritore d’anime.
'Pimpy' ha spiegato al giudice le circostanze che l’hanno indotta a chiedere al sacerdote di sottoporsi al Dna clinico per verificare se il 'loro' bambino fosse affetto da patologia di tipo ereditario. La comparazione genetica accerterebbe la paternità di don Spoladore, presentatosi dai sanitari sotto falso nome, ma con l’anno di nascita (1960) uguale al suo. Quel test però non ha valore di prova regina bensì di indizio, non essendo stato effettuato secondo modalità di legge.
Adesso che succederà? Si attende un’ordinanza (non coattiva) che invita don Spoladore a sottoporsi al test genetico. In caso di rifiuto, come ha sancito la Corte di Cassazione, il giudice Rossi terrà conto del diniego e deciderà sulla base degli atti di causa. Come il battesimo che don Paolo somministrò all’ospedale al neonato quando ancora era in incubatrice. Oppure le svariate ricevute di pagamento fatte da 'Donpa' a 'Pimpy' per il mantenimento del presunto figlio e le foto del bambino che dimostrerebbero la sua somiglianza col padre naturale.
La donna ha pure parlato degli sms a lei spediti nel tempo da 'Donpa'. Un interessamento poco ortodosso per un sacerdote nei confronti delle sue «anime». Messaggini brevi. E galeotti.
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