Papa Luciani beato. In 1.500 a San Pietro dal Veneto e c’è chi arriva a piedi
VENEZIA. Perché un umile prete bellunese, diventato vescovo (a Vittorio Veneto, anni ’60) e poi patriarca, a Venezia (anni ’70), quindi Papa, nel 1978, ma per soli 33 giorni è una figura ancora così popolare, a 44 anni dalla morte? Lo ha spiegato puntualmente il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, dopo aver concelebrato all’altare della Cattedra, ieri mattina in San Pietro.
«Luciani come prete è entrato nel cuore della gente semplice, perché sapeva parlare non in modo ricercato e aveva una grande capacità di stare con gli altri, imparato negli anni della famiglia e del seminario nel Bellunese. Conobbe anche tante difficoltà economiche per poter guidare il suo cammino verso il sacerdozio. Ed anche a Vittorio Veneto e a Venezia ha continuato a camminare verso gli umili, lui che aveva fatto dell’umiltà la cifra del suo cammino episcopale».
I mille e 500 pellegrini del Veneto si sono radunati nella Basilica di San Pietro per la messa della vigilia della beatificazione. Hanno concelebrato il patriarca Moraglia, i vescovi di Belluno, Renato Marangoni, e di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, altri prelati ancora e decine di preti veneziani, vittoriesi e bellunesi.
Una celebrazione solenne, accompagnata all’organo da Loris Serafini, uno dei più accreditati studiosi di Luciani e direttore del Museo di Canale d’Agordo. In basilica anche i 40 ragazzi delle tre diocesi che hanno raggiunto Roma a piedi, lungo le ultime tappe della via Francigena.
Anzi, sono stati tra i primi a rendere omaggio al “Papa del sorriso” davanti la tomba dove al nome di Ionnes Pauli I è stato aggiunto quel beatus che verrà proclamato oggi da Papa Francesco, ma che fino a ieri ancora non si vedeva perché coperto da un cartoncino.
Papa Giovanni Paolo I? Non ci sono dubbi per il patriarca Moraglia. È stato «un umile e grande figlio di queste terre, la cui storia è intrisa di fede, lavoro e solidarietà umana e cristiana».
La beatificazione di Luciani – ha aggiunto - è stata attesa con «grande trepidazione» e il pellegrinaggio interdiocesano a Roma (Venezia, Vittorio Veneto e Belluno Feltre) è stato «un modo per rendere vivo e visibile il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia».
Anzi, Moraglia ha ringraziato in particolare i ragazzi arrivati a piedi, «una bella testimonianza di energia non solo fisica ma spirituale». E poi, ricordando che proprio il 3 settembre del 1978, Giovanni Paolo I dedicò l’Angelus a Gregorio Magno, ha rilanciato il passaggio.
«Io ho descritto il buon pastore ma non lo sono – disse Luciani, riprendendo Gregorio Magno -, io ho mostrato la spiaggia della perfezione cui arrivare, ma personalmente mi trovo ancora nei marosi dei miei difetti, delle mie mancanze, e allora: per piacere - ha detto - perché non abbia a naufragare, gettatemi una tavola di salvezza con le vostre preghiere». Io dico altrettanto…».
I pellegrini veneti hanno partecipato, nel pomeriggio, a una veglia di preghiera nella Basilica di San Giovanni in Laterano, presieduta dal cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma.
Tra gli interventi, c’è stata la testimonianza di padre Juan José Dabusti, sacerdote della diocesi di Buenos Aires, che raccomandò a Luciani Candela Giarda, la ragazza argentina guarita grazie al miracolo attribuito a don Albino. Luciani – ha sottolineato ieri il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei – è stato «un pontefice che con la sua figura ci ha aiutato a comprendere la bellezza del Vangelo, con tanta umanità e tanto sorriso ha mostrato una Chiesa accogliente».
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