«Papa Luciani vittima di una dose eccessiva di sonniferi»

BELLUNO. Si riaccende il giallo sulla morte di Papa Albino Luciani, pontefice appena per 33 giorni, deceduto nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1978. Le fonti ufficiali vaticane, all’epoca, parlarono genericamente di infarto: la causa fu spiegata privatamente dal cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, secondo il quale il Papa, persona di semplicità evangelica e spiccata emotività, sarebbe forse stato stroncato dalla troppa emozione. Inutile dire che le teorie in merito - anche assai fantasiose - si sono sprecate, ma secondo l’ultima ricostruzione emersa la causa sarebbe quanto mai concreta: troppi sonniferi, presi in un dose tale da provocare l’arresto cardiaco. Un “suicidio”, involontario però: Luciani avrebbe semplicemente sbagliato a leggere il bugiardino, confondendo le dosi consigliate. L’ipotesi non è del tutto nuova, ma a confermarla sta volta è l’ex sacerdote Gianni Gennari, noto teologo e collaboratore dell’“Avvenire”, in una lunga intervista al settimanale “Oggi” in edicola.
Quella sera, sembra, il Papa di Canale d’Agordo non stava bene: aveva sofferto per un lieve malessere, avvertiva dolori al petto. Senza allarmare nessuno, però, si ritirò silenziosamente nella sua stanza: qui, non trovando quiete, provò ad assumere un calmante, per dormire. Non è dato sapere se ne facesse uso abituale, se l'avesse semplicemente con sé o se a consigliarlo fu il medico curante di Vittorio Veneto. L’unica certezza è che intorno alle 5 del mattino la sua governante “storica”, suor Vincenza Taffarel, lo trovò esanime, seduto sul letto con la luce del comodino accesa e un foglio di appunti tra le mani. Suor Vincenza, tra l’altro, disse che la sera prima il Papa stava bene e non ricordava di alcun dolore. Né è ben chiaro come qualche goccia in più di Effortil, il farmaco che prendeva il pontefice, abbia potuto ucciderlo. Ma credere o meno, come spesso accade, è questione di fede.
Silvia Quaranta
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova