Parto straziante, neonato muore d’asfissia

PADOVA. Un parto straziante, una notte drammatica culminata nella morte di un neonato. La scena è quella del reparto di Ostetricia dell'ospedale di Piove di Sacco, dove martedì scorso, verso le 18.45, ha inizio il travaglio spontaneo di una gestante. Ha ventiquattro anni, uno in meno del marito, abitano nel Piovese e la loro età di coppia è giudicata ideale per una gravidanza naturale agevole. In effetti, un primo esame non evidenzia alcun problema e così la visita di rivalutazione, cioè il controllo ginecologico che verifica le condizioni di idoneità della giovane donna, eseguito verso le 21. La mamma sta bene, il bambino è sano né la successiva dilatazione del collo dell'utero - prima fase del parto - presenta anomalie di sorta. Verso le 22, però, il quadro muta bruscamente.
Il nascituro rivela sintomi di asfissia, l’équipe procede rapidamente all'episiotomia - cioè all'incisione chirurgica della vagina - e ricorre all'estrazione attraverso la ventosa, un tentativo difficoltoso e senza esito. La diagnosi è sempre più allarmante: prolasso del funicolo ombelicale (il cordone che collega feto e placenta), mancato apporto sanguigno, sofferenza cerebrale grave. Mezz’ora dopo, allestita la sala operatoria, il medico - affiancato da due anestesisti - procede al taglio cesareo d’urgenza: il bambino, finalmente estratto, fatica a respirare e viene intubato, la situazione è ormai critica. Nella notte viene trasferito al policlinico di Padova e ricoverato nella terapia intensiva neonatale. Troppo tardi. La sua vita si spegne nella mattinata di mercoledì. La giovane coppia, stremata e incredula, sprofonda nella disperazione.
«Un fatto drammatico, carico di sofferenza umana», commenta Domenico Scibetta, il direttore dell’Ulss 16 Padova (nel cui ambito ospedaliero è avvenuto il decesso) che ha avviato gli accertamenti interni e informato dell’accaduto la Procura della Repubblica. «Per quanto doloroso, credo tuttavia che questo episodio rientri nella casistica clinica», afferma il manager «non mi risultano, al momento, errori medici né provvedimenti da parte dell’autorità giudiziaria».
Restano gli interrogativi. Perché, nel cuore di un Nordest che rivendica l’eccellenza sanitaria, accade che un neonato muoia nonostante gli esami preliminari al parto abbiano escluso la presenza di anomalie? Cos’è accaduto esattamente prima dell’ingresso in sala operatoria, quando è stato diagnosticato il principio di asfissia destinato a rivelarsi fatale? Alimentare ombre e sospetti sarebbe ingiusto, è corretto però ricordare le riserve che, non da oggi, gravano sui punti nascita - come Piove di Sacco - la cui attività annuale è inferiore, anzi dimezzata, rispetto allo “tetto funzionale” di mille parti, il limite minimo al di sotto del quale una struttura è ritenuta inadeguata rispetto agli standard di sicurezza. Non si tratta di cifre in libertà ma di criteri stabiliti dai protocolli dell’Oms e dettati da una lunga osservazione clinica. La sanità veneta li ha fatti propri, solo in astratto però. Nella prassi, come vedremo, la politica ha privilegiato lo status quo.
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