Patreve, Zaia sotto attacco «La sua visione è vecchia»

I sindaci criticano il governatore, che aveva definito «un carrozzone inutile» la nascente città metropolitana. «Il policentrismo è superato dai fatti»

VENEZIA. Sul presidente della Regione Luca Zaia si abbatte l’ira delle città del Veneto centrale che vogliono costruire la Città metropolitana. Il governatore ha definito la Patreve niente più che un «carrozzone». La reazione dei sindaci di Padova, Venezia e Treviso non tarda che poche ore: per Ivo Rossi il presidente della giunta regionale «rappresenta una visione da resistente, che non coglie la trasformazione del Veneto»; per Giorgio Orsoni l’atteggiamento è semplicemente «autolesionistico»; per Giovanni Manildo la città metropolitana «è esattamente il contrario di un carrozzone».

«Le nostre città rappresentano il propulsore del Veneto - commenta il sindaco di Padova Ivo Rossi - : la Regione dovrebbe guidare questo processo e non restare vittima di un vecchio policentrismo superato dai fatti. Mi sembra che Zaia, invece, si attardi a difendere l’indifendibile, appare prigioniero di un racconto superato. Ed è un peccato perché anche l’ex sindaco di Treviso Gobbo riteneva questo un naturale processo da mettere in moto. Il Veneto è passato dal modello policentrico, caratterizzato dall’impresa individuale e interpretato politicamente dalla Lega, a un nuovo modello culturale che si sta affermando. Zaia si liberi dei fantasmi e lavori con noi alla costruzione di questo progetto».

Tende la mano a Zaia il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni: «Comprendo la sua posizione di presidente di Regione, ma se si mette di traverso assume un atteggiamento autolesionista. Un conflitto con la Regione non giova a nessuno, ma temo che Zaia non abbia capito bene di cosa si tratti. Noi stiamo lavorando a una geografia delle funzioni, non a una nuova geografia politica: e questa è una macchina che si è messa in moto e andrà avanti. Mi riservo di parlarne ancora con il governatore, perché è importante la sua condivisione».

Anche il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, risponde a Zaia: «Il presidente sbaglia la prospettiva, la necessità di un governo di area vasta esiste e parte dal basso: il vantaggio è che possiamo disegnare il contenitore come vogliamo».

Dal mondo politico e amministrativo è una gragnuola di reazioni contro l’ostilità di Zaia alla Patreve: «La Regione esca dai confini mentali della Lega e si adegui all’Europa - esorta l’Udc Antonio De Poli, braccio destro di Casini –: noi siamo per due aree metropolitane, la Patreve e l’area Verona, Vicenza e Rovigo».

«È grave che il presidente della Regione osteggi in maniera così offensiva l’autonomia di un ente previsto dalla Costituzione, ed ogni suo possibile sviluppo futuro» rincara il vice presidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella «Invece di parlare di carrozzone Zaia si faccia delle domande. Se i territori del Padovano e del Trevigiano esprimono l’esigenza di aderire alla Città Metropolitana qualche motivo c’è. Quella della Patreve – prosegue il parlamentare democratico - è una prospettiva che sta trovando consensi sempre maggiori, compreso quel mondo economico ed imprenditoriale che semmai sente la Regione come un ente ‘pesante’, sempre meno adeguato a rispondere in modo efficace alle esigenze di sviluppo di questa area vasta. Non si capisce perchè Zaia esalti le fusioni tra due Comuni come strada maestra per governo dei territori e faccia le levate di scudi contro il tentativo di unificare, rafforzare funzioni e poteri di un’area omogenea come la PaTreVe».

Critiche anche dai consiglieri regionali del Pd Piero Ruzzante e Mauro Bortoli: «La Patreve sarebbe una realtà da 2,5 milioni di abitanti, Zaia appare l’espressione di una Regione paralizzata, capace solo di far polemica con gli amministratori locali. L’unico vero carrozzone è semmai proprio la Regione».

Anche Nereo Laroni, presidente Pdl della commissione Rapporti comunitari, spinge sulla Patreve: «Non esiste una dimensione ideale, ogni singola realtà ha delle sue peculiarità. La guerra fra campanili - prosegue Laroni - è assurda . C’è chi sostiene che alla città metropolitana debba essere preferito il percorso di fusione dei comuni. Ma le due cose non sono alternative e hanno qualità diverse, così come sono convinto che la PaTreVe - soprattutto se saranno poste solide basi e chiare competenze - non sarà mai quel carrozzone che alcuni paventano».

L’unico che condivide, almeno in parte, l’uscita di Zaia è Costantino Toniolo, presidente della Commissione affari istituzionali della Regione: «Sono contrario alla Città metropolitana perché di fatto, è una super-provincia: altra cosa sono le aree metropolitane. Non vorrei che nel momento in cui si eliminano le province come ente inutile distribuendo le funzioni a Comuni e loro Unioni e alle Regioni, si volesse istituire un ente intermedio in loro sostituzione per distribuire poltrone: sarebbe una follia». Ma propone l’area metropolitana della Pedemontana veneta dai Lessini alle Prealpi trevigiane.

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