Pedemontana, Dogliani rompe il silenzio: «Con il bond, dieci milioni di lavori in più al mese»

Claudio Dogliani (Sis) annuncia nuove assunzioni dopo la chiusura del finanziamento: «I cantieri non si sono mai fermati»
SARCEDO. Mentre parla al microfono, dal palco della Galleria Ca Fusa, Matterino Dogliani, 76 anni, si emoziona. Lo stile sabaudo barcolla e cede al sentimento umano. C’è ancora lui alla guida del Consozio Sis, il concessionario della Pedemontana; ma le mani nel cemento ce le ha il figlio Claudio, direttore generale della Fininc, la principale società di famiglia. La soddisfazione di aver appena chiuso due bond da 1,571 miliardi gli si legge in volto. E, lui, non lo nasconde. «Abbiamo portato a casa due bond puliti e di mercato, che hanno ottenuto ottimi risultati. I soldi sono stati erogati e sono già nei conti correnti: serviranno a pagare l’avanzamento dei lavori».


È sollevato di aver chiuso il finanziamento, senza il brivido di arrivare al 28 gennaio, quando la Regione avrebbe potuto bloccare tutto?


«Siamo sempre stati convinti di chiudere in largo anticipo, mai avuto dubbi sull’esito. Per un soffio non ce l’abbiamo fatta a fare il
closing
a luglio e, purtroppo, ad agosto molti chiudono per le ferie».


Ma poi ci sono stati settembre e ottobre. Cosa ha rallentato il collocamento?


«La tempistica è standard: le operazioni finanziarie hanno queste finestre per chiudere i finanziamenti: giugno-luglio, oppure ottobre-novembre. È una questione che riguarda diversi team di investitori che devono, prima valutare le pratiche, poi portarle ai cda per l’approvazione. In questa operazione ci sono più di trenta investitori e bisogna incastrare i tempi di tutti».


Chi ha creduto in questi due bond per le tranche senior e mezzanine sono stati soprattutto gli stranieri. Chi sono?


«I bond erano destinati a un pubblico di investitori istituzionali e professionali, non c’è retail. Chi ha sottoscritto sono: assicurazioni, fondi pensione e fondi di investimento».


Il bond del Passante di Mestre ha visto la partecipazione monetaria di Allianz, Generali, il fondo inglese M&G, l’olandese Nnip e la banca postale francese Lbp. Per citarne alcuni. Li ritroviamo anche qui?


«Non c’è nessuno di quelli nominati ma abbiamo l’obbligo di non rivelarli. È vero anche che oggi il bond è quotato e scambiato: non è detto che gli acquirenti iniziali siano gli stessi, potrebbero già essere cambiati».


Nel bond del Passante c’erano anche 200 milioni di Cdp. Duecento su 830 complessivi. Che ruolo ha la Cassa Depositi e Prestiti nella Pedemontana?


«Ha contribuito in altre forme. Finanzia la Regione con il mutuo da 300 milioni, tramite Sace partecipa a linee di factoring e attraverso il fondo Marguerite ha sottoscritto una piccola parte del bond mezzanine».


La quota italiana sul totale sottoscrittori quant’è?


«Gli italiani hanno sottoscritto circa un terzo del bond».


Come mai non è stata coinvolta la Bei come ha fatto Autovie per la Terza Corsia A4?


«Siamo noi a non aver chiesto l’intervento, la struttura di questo finanziamento non necessitava dei vari prodotti di credito che fornisce la Bei; così non abbiamo neanche sfruttato le possibilità del piano Junker».


A un anno dallo stop al commissario straordinario Silvano Vernizzi, cos’è cambiato?


«Il ruolo del commissario Vernizzi è stato fondamentale perché ha fatto partire il cantiere. Passati alla gestione ordinaria, la Regione ha creato un team efficiente con il commissario Corsini che, però, non ha gli stessi poteri e quindi le procedure sono molto più complesse».


Prevedete nuove assunzioni con i freschi denari dei bond?


«Qualche incremento ci sarà visto che passeremo da una produzione di 30 milioni al mese a 40 milioni al mese».


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