Pedemontana, si accende la battaglia legale

Diffida di Impregilo: «Zaia non modifichi il contratto». L’ad Salini: Sis è inadempiente, la Regione gli revochi l’appalto e lo assegni a noi
Ferrazza Altivole cantiere Strada Pedemontana
Ferrazza Altivole cantiere Strada Pedemontana

VENEZIA. Si accende la battaglia legale intorno alla superstrada Pedemontana. Alla mossa a sorpresa di Luca Zaia - che sette giorni fa ha annunciato la riscrittura del contratto con il concessionario Sis-Dogliani - fa eco ora l’altolà del colosso Salini Impregilo Spa (a suo tempo uscito sconfitto dalla gara d’appalto) che invia un atto formale al governatore del Veneto intimandogli di «revocare tutti gli atti eventualmente già illegittimamente adottati che attengono alla radicale modifica del rapporto concessionario con il Consorzio Sis» e lo diffida «dal procedere all’adozione di qualsivoglia ulteriore atto finalizzato all’illegittima modifica dei termini di concessione in via di definizione».

Toni perentori, ma non sorprendenti, quelli dell’ad Pietro Salini, accompagnati dalle istanze d’accesso alla documentazione integrale contenuta nel dossier. La sua società, in effetti, non ha mai digerito l’esclusione dall’opera, maturata a colpi di sentenze tra 2007 e 2009, quando Sis partecipò al bando presentando un’offerta più competitiva rispetto al potente rivale; Impregilo, proponente del project financing, reagì allora esercitando il diritto di prelazione e ribassando l’offerta al livello del concorrente, che rispose ricorrendo al Tar, senza successo, e poi al Consiglio di Stato che ne accolse le ragioni ribaltando di fatto, e in via definitiva, l’assegnazione dei lavori.

Il punto: «Da lungo tempo», scrive Salini «la stampa nazionale e locale (nonché la Corte dei Conti) hanno dato conto che il Consorzio Sis non sta adempiendo ai suoi obblighi di convenzione, non riuscendo neppure ad acquisire le risorse finanziarie che era obbligato a reperire per realizzare l'opera nel rispetto degli obblighi della convenzione sottoscritta. A fronte di tali inadempimenti prima il Commissario Straordinario ed ora la Regione Veneto anziché disporre la decadenza della concessione e l'affidamento della stessa all'altro concorrente che aveva concorso alla procedura negoziata ovvero la rinnovazione della gara, hanno solo cercato di porre essi rimedio a tale inadempimento del concessionario ipotizzando radicali modifiche dell'oggetto della concessione ovvero del piano economico finanziario della stessa, elemento essenziale della concessione».

Nel dettaglio: l’ulteriore contributo di 300 milioni (acquisiti tramite mutuo bancario coperto attraverso la reintroduzione dell’addizionale Irpef sui redditi superiori a 28 mila euro, a partire dal 2018) che si aggiungono ai 614 già erogati dallo Stato; e il mutamento del rapporto di concessione tale da «modificare il regime di rischio in capo al concessionario riconoscendo allo stesso un canone di disponibilità a fronte del rispetto dei tempi di completamento, dell’opera» e svincolando il soggetto privato «dal rischio traffico, posto che i pedaggi verrebbero incassati direttamente dalla Regione», esposta perciò alle fluttuazione dei flussi di veicoli.

Morale della favola? Secondo l’ad Salini, la Regione avrebbe dovuto revocare l’appalto al Consorzio Sis-Dogliani, rivelatosi inadempiente, e affidarlo alla più affidabile Impregilo, anziché togliere le castagne dal fuoco al Gruppo piemontese attraverso un’operazione «che si configura come un nuovo affidamento diretto, in violazione delle norme nazionali e comunitarie in materia».

Materia per legulei, già, e la circostanza non sembra turbare i sonni di Palazzo Balbi: «La diffida allude a inadempienze sul closing che, purtroppo, non erano previste come tali dal contratto originario mentre lo sono nella nuova stesura, dove Sis si vede ridotto il ricavo pluriennale del canone di disponibilità da 18 a 12 miliardi, altro che condizioni di favore... », è il primo commento ufficioso raccolto a Venezia.

Tant’è. Al di là del nascente contenzioso legale, l’affaire Pedemontana riserva non poche incognite sul versante politico e amministrativo dove la volontà dell’esecutivo di stringere i tempi si scontra con l’oggettiva complessità della questione, fitta di corollari finanziari, contrattuali e fiscali.

Giovedì e venerdì, la prima e seconda commissione del Consiglio (il cui parere è propedeutico all’esame della manovra in aula) si riuniranno in seduta congiunta. L’apertura sarà riservata all’audizione di un’ottantina di soggetti “portatori d’interesse”: i sindaci dei territori compresi nei 94 km di tracciato Spresiano-Montecchio Maggiore, le parti sociali, i comitati locali. All’indomani, fa sapere il presidente Marino Finozzi, si andrà al voto. Un cronoprogramma contestato però dall’opposizione: «Come possiamo decidere su una questione di tale portata in pochi giorni?», obiettano Andrea Zanoni e Marino Zorzato; «Ora servono fatti non parole, e la soluzione prospettata dal governatore Zaia è l’unica capace di scongiurare la paralisi dei cantieri e il disastro ambientale, economico e occupazione conseguente», ribatte il capogruppo leghista Nicola Finco. Si vedrà.

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