Pedemontana veneta la Corte costituzionale «salva» il commissario

Vernizzi: «Riconosciuta la prevalenza dell’interesse pubblico» E il 4 dicembre cerimonia in galleria nel traforo di S.Urbano
Di Daniele Ferrazza

VENEZIA. Con i fogli dei ricorsi, delle pronunce e delle sentenze finora depositati si potrebbe coprire l’intero nastro di asfalto dei 94 chilometri da Montecchio Maggiore a Spresiano. Ma la sentenza della Corte Costituzionale numero 250, depositata venerdì scorso, ha il sapore probabilmente della pietra tombale sulle speranza dei ricorrenti della Superstrada Pedemontana Veneta. Così almeno la pensa il commissario delegato, Silvano Vernizzi, che dal 2009 si trova nelle montagne russe dei ricorsi e delle polemiche sulla infrastruttura in corso di realizzazione tra le province di Vicenza e Treviso.

Perché è così importante questa sentenza? Perché, spiegano negli uffici della struttura commissariale, il Tar del Lazio era chiamato ad esprimersi su tre ricorsi (Francesco e Paolo Fanna, l’Associazione Parco Rurale delle Rogge e Silvino Tovo più 38) che avevano sollevato in punta di diritto la questione della legittimità della gestione commissariale. I ricorrenti, infatti, avevano impugnato il decreto del Presidente del consiglio del 31 luglio 2009 con il quale si nominava Vernizzi commissario delegato per l’emergenza traffico nelle province di Vicenza e di Treviso. E che le motivazioni della gestione commissariale fossero fragilissime lo riconoscono anche i magistrati del Tar. Che però, prima di decidere del merito, hanno voluto sollevare una questione di legittimità costituzionale avanti la Corte Costituzionale. E la Consulta - formata tra gli altri dall’ex premier Giuliano Amato e dall’ex ministro Sergio Mattarella - ha respinto la questione riconoscendo la prevalenza dell’interesse pubblico sulla procedura di emergenza. Sospiro di sollievo di Vernizzi e di tutti i fan della Spv, che ora potrà procedere con maggiore serenità. Nel caso contrario, tutti gli atti successivi alla nomina a commissario avrebbero potuto essere nulli, con conseguenze terrificanti sulle tasche e la credibilità di mezza Regione del Veneto.

Che fosse stata una questione di vita o di morte lo scrivono gli stessi magistrati. Perché tra le motivazioni della nomina di un commissario per l’emergenza traffico nelle province di Treviso e Vicenza, la presidenza del Consiglio dei ministri scriveva nel 2009 che «l’eccessivo volume di traffico che si registra giornalmente determina una situazione di rischio ambientale nonché di grave pericolo per la salute fisica e psichica dei cittadini» richiedeva di essere affrontata con poteri speciali. Una situazione «di pericolo che deve essere deve essere fronteggiata con mezzi e poteri straordinari, senza l’adozione dei quali le condizioni di vita dei cittadini non potrebbero che peggiorare irrimediabilmente». Insomma, questi erano i presupposti, ma la verità - scrivono i magistrati amministrativi - che «i provvedimenti emergenziali hanno il solo scopo di accelerare la realizzazione della Spv». Ciò premesso, la Spv è in corso di realizzazione e dunque va protetta nel suo completamento. «Questa sentenza» spiega Silvano Vernizzi «rende giustizia di una questione che si trascinava da tempo. La Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dando atto che è prevalente l’interesse pubblico nella procedura seguita dalla presidenza del Consiglio dei ministri». Ora la questione, nel merito, tornerà al Tar Lazio ma è scongiurato l’attacco al presupposto di esistenza della gestione commissariale.

Puntuale, arriva a fagiolo la ricorrenza di Santa Barbara il prossimo 4 dicembre: duecento operai impegnati della costruzione del traforo di Sant’Urbano, nel Vicentino, celebreranno la patrona dei minatori dentro la galleria della Spv con una messa e una breve cerimonia.

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