Pesticidi del Prosecco e Pfas nella lista Onu delle emergenze in Veneto

VENEZIA. C’è anche il Veneto nella lista Onu delle grandi emergenze ambientali che minacciano la dignità umana. «Ogni persona ha diritto di vivere in un ambiente privo di sostanze e rifiuti tossici», si legge nella nota consegnata al ministero dell’Ambiente da Marcos Orellana, il capo degli ispettori Onu che ha invitato il governo italiano a ratificare la convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e a intraprendere un’azione decisiva sulla contaminazione da Pfas.
L’Italia nel 1992 ha dimostrato una forte leadership quando mise al bando l’amianto, con la chiusura di fabbriche e lo smantellamento dei treni per arginare l’incubo della asbestosi. Trent’anni dopo il Veneto è sotto esame su tre dossier: il disastro dei Pfas nei 30 comuni della “zona rossa” tra Vicenza, Verona e Padova; i veleni di porto Marghera con la bonifica dei fanghi industriali mai completata e l’uso eccessivo dei pesticidi nei vigneti del Prosecco.
Le colline del prosecco
In questo capitolo si lancia l’allarme per l’inquinamento di acqua e aria: “Nella zona del Prosecco si arriva a un metro cubo di pesticidi per abitante l’anno e vanno trovate soluzioni per proteggere le persone vulnerabili, le scuole, gli ospedali e le zone archeologiche” si legge nel dossier.
Marcos Orellana, relatore speciale dell’Onu, ieri a Roma ha anticipato le conclusioni del corpo diplomatico di Ginevra che hanno riguardato non solo il Veneto, ma anche la terra dei fuochi in Campania con le ecoballe spedite in Tunisia, l’Ilva di Taranto la cui bonifica procede a rilento, l’emergenza rifiuti a Roma e il caso Solvay a Livorno.
Gran parte della relazione riguarda il disastro dei Pfas: l’ispezione nell’area contaminata da Trissino a Montagnana, ha convinto l’Onu a chiedere al Parlamento italiano e a quello dell’Ue l’approvazione di una norma quadro sulle sostanze perfluoroalchiliche, fissando in maniera cogente nuovi limiti delle emissione degli scarichi industriali.
Ecoreati
Non siamo all’anno zero. Con la legge del 2015 sugli ecoreati, ci sono finalmente i presupposti legislativi per evitare che il processo di Vicenza contro i manager della Miteni finisca in prescrizione, mentre i carabinieri del Noe sono invitati a “promuovere iniziative internazionali nella lotta contro gli ecoreati replicando il modello Dia dell’antimafia”.
L’analisi diventa assai più critica quando Orellana passa ai fatti concreti. “Il caso di porto Marghera induce preoccupazione dopo decenni di incuria”: da qui l’appello alla giunta regionale affinché monitori lo stato di salute degli abitanti in relazione “all’eccesso di mortalità, ai tumori e alle malattie cardio-circolatorie. Il piano di bonifica va attuato con urgenza su tutto il sito contaminato”.
I Pfas
E veniamo ai Pfas. Marcos Orellana parte dall’allarme del Cnr del 2013, che ha convinto la regione a installare i filtri a carbone per purificare l’acqua potabile nei 30 comuni contaminati ma le “autorità non hanno informato la popolazione delle aree colpite sui rischi alla salute e il piano di sorveglianza sanitaria è scattato solo nel 2016”. Orellana prende atto che “il tribunale di Vicenza ha avviato un procedimento penale a carico di 15 imputati coinvolti nella gestione della Miteni. «Se le responsabilità civili verranno accertate con le sentenze, confido che l’Italia possa cooperare per assicurare il risarcimento delle vittime in base al principio “chi inquina paga”».
Non c’è solo il Veneto nel mirino dell’Onu per i Pfas, ma anche il Piemonte con il Po e la Solvay a Spineta Marengo. «Orellana invita l’Italia a varare una legge che vieti subito l’uso di tutti i Pfas», afferma Giuseppe Ungherese di Greenpeace.
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